Genova. Blocco a oltranza ai varchi dello stabilimento per protestare contro i licenziamenti dei tre operai di Arcelor Mittal. E’ questa la decisione presa dai lavoratori dell’ex Ilva riuniti in assemblea davanti al piazzale della portineria dopo il licenziamento di tre operai legato dalla vicenda della cosiddetta “sala relax” accanto all’officina del pronto intervento.
Due degli operai sono accusati di aver introdotto all’interno dell’azienda beni che non avrebbero essere dovuti essere lì, dalla macchinetta del caffè alla lavatrice. Il terzo sta passando dei guai per un vocale inviato su whatsapp, in un gruppo chiuso di 28 lavoratori, in cui apostrofava il direttore con un insulto dopo l’ispezione che aveva portato la digos in fabbrica.
“E’ come se io passassi con il rosso e mi dessero l’ergastolo” ha detto Armando Palombo, della rsu Fiom, che ha riassunto la vicenda a tutti i lavoratori. “Fotocopieremo anche le carte in modo che ci sia la massima trasparenza. E’ evidente che non si può portate in fabbrica una macchinetta del caffè privata. Hanno sbagliato ma l’azienda ha voluto creare un teorema ipotizzando che ci fosse l’eversione segnalando i bossoli e le bottiglie di gasolio come fossero molotov. Un teorema di una bassezza unica in questa fabbrica” ha detto intervenendo dietro allo striscione della Sms Guido Rossa.
“E’ il governo che deve intervenire e impedire che l’azienda faccia questo macello sociale dentro la fabbrica – continua – quel varco diventerà la nostra piattaforma logistica dove ci confronteremo con le istituzioni. Chiediamo al presidente Conte di venire qui”.
Contrari al blocco i segretari di Fim e Uilm ma i lavoratori hanno scelto la linea dura e di solidarietà con i colleghi.