Genova. Il consiglio municipale di Genova Levante, che ieri sera si è riunito per discutere, tra le altre cose, delle importanti mozioni riguardanti il destino dell’area verde delle Campanule di Quarto, è stato rinviato a causa dell’impossibilità di comunicare tra i consiglieri presenti e quelli collegati in remoto via internet.
Sì, il calendario segna anno 2020 e la cronaca nazionale è piena di “Modello Genova”, eppure tra dirette in streaming, chat whatsapp, cellulari accostati a microfoni, auricolari e wi-fi, dopo pochi minuti il caos è calato nella piccola sala di corso Europa, divenuta per un sera la profonda periferia tecnologica della decina economia mondiale: si è riusciti giusto a votare, facendo faticosamente i conti tra le mani alzate e le quasi inudibili voci provenienti dalle cuffiette, un cambiamento dell’ordine del giorno, per discutere ad inizio seduta delle due mozioni presentate riguardanti il tema caldo, cioè la collocazione della nuova rimessa filobus a Quarto.
Per la cronaca, alla seduta era presente una rappresentanza dei cittadini residenti, che hanno portato in aula uno striscione di contestazione, ma la discussione, nei fatti, non è mai nemmeno iniziata: dopo la faticosa lettura della mozione presentata dalla maggioranza (che impegnava il presidente a chiedere al sindaco di trovare soluzioni alternative e, in subordine, trovare misure compensative, mentre quella delle opposizioni chiede l’impegno di dire no al progetto di Tursi), che alcuni consiglieri a casa non riuscivano a visualizzare, dopo un susseguirsi “sentite?”, “Non ho capito”, “Ci siete?” “Non abbiamo sentito”, la resa. Tutto rinviato a lunedì sera, quando il consiglio si riunirà nuovamente, questa volta totalmente in remoto, per discutere delle mozioni all’ordine del giorno. Incrociando le dita.
Insomma, il covid ha fatto un’altra vittima, ovvero la “smart city” che tanto vorremmo essere ma che alla prova dei fatti rimane lontana utopia. Nel frattempo, ancora una volta, ai cittadini è chiesto di aspettare. Che fretta c’è?