Denuncia

Pronto soccorso al collasso, la Cgil: al San Martino tempo medio di attesa 70 ore

Cominciano a scarseggiare anche i dispositivi di protezione individuale per il personale, che si sta ammalando

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Genova. La funzione pubblica Cgil ha tracciato un quadro pesante per quanto riguarda la situazione dei pronto soccorso genovesi e del Tigullio. Un’analisi circostanziata che evidenzia tutte le difficoltà del momento.

In queste ore la capacità di ricezione dei pronto soccorso dell’area metropolitana è giunta a saturazione, sostiene la Fp Cgil in una nota: “l’afflusso di pazienti e ambulanze rende sempre più difficile gestire la situazione. I lavoratori, medici, infermieri, tecnici, operatori socio sanitari, sono allo stremo ed alla paura per il contagio, si somma la preoccupazione che, a questi ritmi, la capacità di dare risposte adeguate possa venire meno”.

Al pronto soccorso dell’Ospedale Galliera, fa sapere Luca Mantero, referente della Fp Cgil per i dipendenti dell’ospedale, ci si sta organizzando per posizionare parte dei pazienti positivi nella camera calda delle ambulanze (zona adiacente entrata pronto soccorso); il numero di posti letto per pazienti covid positivi, stabilito per la fase 4 dal piano di preparedness in massimo di 129, è ampiamente superato risultandoci ricoverati 139 pazienti più, presenti al pronto soccorso, altri 38 positivi. Attualmente, in tutto il pronto soccorso, le barelle sono ammassate con forte disagio per utenti e lavoratori e fuori staziona la fila delle ambulanze.

Analoga la situazione al Villa Scassi dove questa mattina gravitavano 116 pazienti di cui 60 in area “sporca” di Pronto soccorso (alcuni in attesa di tampone) e 12 con il casco Cpap. 25 erano i ricoverati in Osservazione breve intensiva (Obi), 2 (Covid certi) e 66 nei reparti covid del nosocomio (degenze covid) più 15 in pneumologia.

Anche al San Martino le criticità non mancano, fa sapere Valentino Piccolo, referente Fp Cgil San Martino: il così definito “sovraffollamento” è ormai divenuto consuetudine. Attualmente i due obi risultano pieni, con 29 ricoveri di cui 7 in barella. Al primo piano risultano ricoverati 46 pazienti covid più 10 trattati in zona grigia. In attesa 30 barelle in corridoio sporco più 7 nella zona definita “acquario” (adiacenze pronto soccorso). Si parla di persone tenute in barella, in attesa di ricovero, in media 70 ore. Il caso più eccezionale è stato di una signora che ha atteso 200 ore. A questi vanno aggiunti tutti i triage e ricoveri puliti (non covid). Per il momento non si riscontrano difficoltà nell’accesso delle ambulanze, ma a questo ritmo presto il problema si presenterà.

In Asl 4, al pronto soccorso di Lavagna, si riscontrano problemi sui percorsi sporco – pulito, entrata – uscita, come evidenzia Libero Giannelli, referente della Fp Cgil del Tigullio: costituiti 12 posti letto obi covid in più a carico dello stesso personale già carente. Attualmente accessi covid in costante aumento.

In questa situazione iniziano ad emergere i primi segnali di carenza dei caschi per i pazienti e dei Dpi per gli operatori, in particolare le tute, fondamentali per accedere alle zone “sporche”.

Il documento è anche a firma di Maurizio Gualdi segretario generale Fp Cgil Genova, Andrea Nanni referente Fp Cgil per la sanità pubblica, che aggiungono: “In tutte le aziende il numero dei dipendenti infetti sale esponenzialmente, riducendo il personale disponibile, con ricadute sulla capacità di dare risposte adeguate e dignitose ai cittadini che si devono rivolgere a queste strutture. Serve alleggerire la pressione sui pronto soccorso ed in generale sugli ospedali dell’area metropolitana, attivando tutte le strutture possibili per il ricovero dei pazienti positivi a medio bassa intensità, cercare di procedere con solerzia a nuove assunzioni nonché aumentare i posti letto di sub intensiva in previsione di un incremento dei pazienti a cui abbisogna terapia tramite casco”.

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