Parola al presidente

Il presidente Giulio Ivaldi ospite di “T li soì cos’a ra fò ra Cairès”?: le scelte passate e il format dell’Eccellenza tra i temi discussi

Il numero uno del comitato ligure ha risposto alle domande dell'area stampa della Asd Cairese

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Il presidente del comitato regionale della Figc Giulio Ivaldi è stato ospite ieri sera della trasmissione ‘T li soì cos’a ra fò ra Cairès?, in diretta sulla pagina Facebook della Asd Cairese. Dopo aver ricordato insieme agli addetti stampa del sodalizio gialloblù il compianto Carlo Pizzorno, a due anni esatti dalla scomparsa, e aver ripercorso le tappe che lo hanno portato ai vertici del calcio ligure, Ivaldi ha risposto alle domande circa i tanti temi più o meno caldi che tengono banco nel mondo del calcio dilettantistico.

Per prima cosa, un flashback neanche troppo indietro nel tempo per analizzare le scelte in merito a promozioni e retrocessioni operate durante il periodo del lockdown: “Non è stato facile gestire tutte le situazioni – commenta Ivaldi – perché non eravamo preparati a una situazione del genere. Dire se rifaremmo tutto è complicato. Abbiamo preso la decisione in coscienza cercando di fare le cose in buona fede. Bloccare le retrocessioni è stato un buon risultato perché nessuno meritava di retrocedere dato che perlomeno la gran parte delle società aveva ancora le opportunità per salvarsi. Sono felice di aver potuto consentire promozioni in situazioni che potevano far nascere discussioni, come nel caso di Vadese e Mallare, entrambe appaiate al primo posto in classifica. Avevamo anche il timore che molte società potessero rinunciare all’attività perché sono stati giorni molto difficili per tutti. Io credo che in quel momento le cose giuste siano state fatte””.

Eventuale altro stop dei campionati? “Credo che il rischio zero non esista – continua Ivaldi – ma anche che il nostro protocollo si possa attuare e sia efficace. Sì, la crescita dei contagi mi preoccupa ma mi preoccuperebbe molto di più dire “non andate più al campo”. Questo sarebbe peggio rispetto a un aumento dei contagi, ovviamente nei limiti accettabili. Spero che questa seconda ondata si ridimensioni e che al più presto possa entrare il pubblico negli stadi”.

L’impossibilità di avere il pubblico sugli spalti ha fatto storcere il naso a molte società, che reputano insensato vietare di poter riempire gli spalti, che sono all’aperto, a un numero ridotto di spettatori, in proporzione, chiaramente, alle dimensioni dell’impianto. Così Ivaldi sull’argomento: “Le decisioni non le prendiamo noi. Le rispettiamo e le poniamo in essere. Però, in spazi aperti, con il ridimensionamento dei posti, la rilevazione degli ingressi, le mascherine, la misurazione della febbre e la distribuzione dei gel io credo che sicuramente si possono gestire in modo adeguato le partite senza creare assembramenti o senza creare rischi. Le positività che si sono verificare non nascono nel mondo del calcio. Una è nata in occasione di un matrimonio e una in ambiente di lavoro, ad esempio. Poi, come già detto, il rischio zero non esiste. Far entrare una piccola porzione di pubblico darebbe un senso al nostro lavoro. Bisogna ricordarsi del valore sociale delle nostre scuole calcio, che si occupano dei nostri ragazzi trattandoli nel modo migliore possibile. Tanto è vero che le prime cose che si è richiesto di far partire sono stati i camp estivi. Poi, in molte zone la partita della domenica è un appuntamento importante che se non ci fosse se ne sentirebbe molto la mancanza. Specie in zone più periferiche del nostro territorio”.

Altro punto su cui si è dibattuto e su cui si dibatte ancora è il format del campionato di Ecccellenza, completamente diverso da quello a cui si era abituati. “Cosa dico a chi sostiene che alla fine potrebbe non vincere chi ha fatto meglio ma chi si trova in una forma migliore nel secondo mini girone? Ricordo che ci siam trovati 19 squadre in Eccellenza perché vi sono state tre retrocessioni dalla Serie D. Abbiamo reputato impossibile portare a termine tutte queste partite in una situazione come quella attuale. Abbiamo gestito una situazione che si è verificata indipendentemente dalla nostra volontà o dal nostro operato. Con un girone a 16 non ci sarebbero stati stravolgimenti. Purtroppo il campionato di Eccellenza è dipendente del campionato di Serie D. Non vi sono state retrocessioni verso la Promozione e quindi vi sono tante squadre. Tra chi contesta questo format non credo ci siano presidenti, visto che abbiamo cercato di limitare gli spostamenti delle squadre anche per evitare che costi troppo alti potessero portare la rinuncia all’iscrizione da parte di alcuni sodalizi. Inoltre, ci sono tanti altri sport che adottano normalmente un format con una regular season a cui seguono poule scudetto e poule retrocessione. In un girone a 19 squadre, dopo la metà delle partite si viene a creare una situazione per cui molte non hanno più nulla da chiedere alla stagione. Preciso, solo per quest’anno ci sarà questo tipo di campionato. Privilegerà chi è più in forma in un singolo momento? Vorrà dire che allenatori e preparatori di quella specifica squadra avranno lavorato meglio. Reputo che ci sarà un grande interesse per le partite della fase finale“.

A seguire, una battuta sulle dinamiche che hanno portato all’inserimento dell’Asd Savona in Prima Categoria. Il quesito portava sui criteri per cui considerare una società senza alcun legame con il precedente Savona Fbc come erede della tradizione del calcio cittadino e meritevole di partire da una categoria più alta rispetto alla Seconda Categoria. Questo il commento del presidente Ivaldi: “Mi fa piacere poter chiarire questo punto. La Federazione non è l’ente preposto a stabilire se questa società è la prosecuzione di una tradizione. La Federazione ha inserito il Savona in Prima Categoria esclusivamente perché il Comune di Savona e l’assessore allo sport Maurizio Scaramuzza hanno scritto al Presidente federale dicendo che questa società rappresenta la continuazione della tradizione del Savona chiedendo di poterla inserire nella categoria più alta possibile. Io ho questa lettera. Il Presidente federale ha voluto sapere quali fossero le indicazioni del Comitato regionale. Noi abbiamo escluso l’inserimento in Promozione ed Eccellenza. A questo punto, assecondando la richiesta proveniente dalle istituzioni di un capoluogo di provincia abbiamo optato per l’inserimento in Prima Categoria. Non sta a me a dire se è o non è la prosecuzione. Anzi, mi interessa poco. Poi, in tutte le categorie, anche in Seconda, c’è chi ha fatto investimenti”.

Sulla Coppa Italia di Eccellenza, la cui finale era in programma il 6 gennaio, giorno in cui è stato però inserito il campionato, afferma: “Entro il 7 febbraio dobbiamo comunicare la squadra vincitrice. Quindi non andremo oltre“.

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