Battaglia

Estrazione di titanio sul Beigua, ente parco e Legambiente sul piede di guerra

Già negli anni passati l'ipotesi è stata scongiurata con guerre legali e iniziative del territorio

Marcia Beigua Legambiente 2015

Genova. “La sottoposizione dell’area sulla quale si dovrebbe svolgere la ricerca mineraria a molteplici vincoli paesaggistici e ambientali è di tale pervasività che non residua nessuno spazio per intraprendere un’attività di ricerca che, non essendo compiuta da un istituto scientifico ma da un’azienda estrattiva avrebbe avuto, come fine ultimo, l’estrazione di minerali, attività certamente vietata dalle norme a tutela del Parco Regionale del Beigua che costituisce, per circa il 50%, l’area interessata alla concessione”.

In questa frase, contenuta nella sentenza con cui il Tribunale Amministrativo Regionale per la Liguria nel marzo scorso ha respinto il ricorso della CET – Compagnia Europea per il Titanio, è riassunta la sostanza dell’incompatibilità di un’attività estrattiva in Area Parco, peraltro vietata dalla legge e, di conseguenza, dal Piano del Parco approvato nel 2019. Lo ricorda il parco del Beigua dopo le notizie di un possibile ritorno all’attacco dell’azienda. Nelle stesse ore anche Legambiente ribadisce la propria contrarietà all’ipotesi.

“Sin dagli anni ’70, periodo a cui risale la prima concessione mineraria, è stata certificata la presenza di un giacimento di titanio, circostanza che ha indotto a vietare in seguito ulteriori concessioni di ricerca mineraria e, nel 2015, a indurre il Settore attività estrattive della Regione ad esprimere un parere negativo a procedere a un nuovo studio dell’area in oggetto nell’ambito del procedimento di V.I.A. poi contestato dalla CET”, si legge in una nota del parco.

“Né la Legge regionale né il Piano del Parco vietano, in astratto, l’attività di ricerca scientifica, a meno che questa non sia del tutto ridondante, come nel caso specifico del Tariné, dal momento che gli elementi conoscitivi sono già tutti presenti e ben noti. Il divieto subentra quando la supposta ricerca scientifica è funzionale a un’attività che contrasta palesemente con la scelta del territorio di istituire un’Area Protetta, riconosciuta anche come Geoparco UNESCO, e di perseguire quindi un modello di sviluppo improntato alla sostenibilità e alla compatibilità ambientale. La conservazione della natura va ben oltre l’estetica del paesaggio e passa attraverso un impegno quotidiano per valorizzare il capitale naturale in termini di turismo sostenibile, di tutela attiva e di sostegno alle comunità locali, che non a caso sono fortemente contrarie al progetto della CET”, scrive anche l’ente Parco.

“Appare dunque evidente come l’apertura di una nuova miniera e lo scavo di un tunnel nel sottosuolo per raggiungere il porto di Genova, pur se realizzati con tecnologie all’avanguardia, non siano soluzioni in linea con le scelte del territorio e con le strategie di sviluppo volute dalle comunità locali; l’Ente Parco non farà mancare il suo sostegno al territorio e metterà in atto tutte le azioni necessarie per preservare l’area protetta da qualsiasi intervento che ne possa compromettere l’integrità e il valore ambientale, auspicando il convinto supporto degli enti territoriali di governo”, la conclusione.

“Apprendiamo dell’intenzione della CET, la Compagnia europea per il Titanio, di riprovare a scavare nel Parco del Beigua per estrarre titanio – dichiara Santo Grammatico presidente di Legambiente Liguria – oggi come ieri ribadiamo la nostra contrarietà al progetto che devasterebbe un’area protetta inestimabile per biodiversità e valori ecologici e paesaggistici oltre che mettere a repentaglio la salute di chi vive nel territorio”.

Inoltre spiega ancora Grammatico “in questi anni l’Ente parco ha portato avanti un lavoro eccezionale improntato su un modello di sviluppo basato su agricoltura sostenibile, manutenzione dei boschi, turismo di qualità e consorzi sempre più attenti alla filiera corta”.

Da un punto di vista sanitario, diversi studi hanno inoltre evidenziato come il minerale grezzo nella composizione delle rocce del giacimento risulta la presenza di un anfibolo del gruppo degli asbesti in una percentuale pari a circa il 10/15% che ha tendenza a separarsi sotto forma di fibra e minutissimi aghi ed è notoriamente dannoso per la salute.

“L’ultima battaglia l’abbiamo fatta e vinta nel 2015 quando insieme agli abitanti di Sassello, Urbe, Piampaludo, alle altre associazioni ambientaliste e ai tanti amici del Parco abbiamo organizzato due grandi marce, una in inverno e l’altra in primavera per ribadire la nostra contrarietà al progetto – aggiunge Grammatico – non ci siamo fermati allora e non lo faremo nemmeno oggi. La Regione Liguria dica un deciso no ad ulteriori studi e ricerche, Federparchi a livello nazionale si schieri insieme a noi per affermare ancora che il Parco non si tocca”.

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