L'appello

Commercio, parti sociali chiedono tavolo permanente per monitorare nuove aperture

"In teoria, con le nuove aperture a beneficiarne dovrebbero essere servizi e viabilità, scongiurando, però, la desertificazione"

esselunga

Genova. La parola d’ordine per la Uiltucs della Liguria è: pianificare il commercio nella nostra regione per evitare disfatte costose dal punto di vista economico e sociale. A breve altri grandi operatori commerciali, Penny Market e Esselunga, apriranno i loro negozi a Genova, ma come è noto nuove aperture non significa automaticamente nuova occupazione e nuove prospettive, proprio come evidenziato dal segretario regionale Uiltucs, Marco Callegari, sul territorio spezzino . “Per questa ragione è necessario riunire intorno a un tavolo tutti gli operatori economici e sociali della Liguria per discutere insieme alle istituzioni di come rilanciare un’occupazione di qualità sul territorio – spiega Riccardo Serri, segretario generale Uiltucs Liguria – Giovanni Toti, quando avrà completato la squadra della Giunta, dovrà immediatamente convocarci per capire come uscire da una crisi pre e post Covid che ha fatto del commercio un anello debole della catena economica”.

Per quanto riguarda il settore turismo la macelleria sociale è stata sfiorata, l’annata non è stata delle migliori e il rilancio è lontano. Nel comparto del commercio è possibile avanzare alcune proposte, proprio per scongiurare gli effetti negativi di vecchie e nuove crisi. Il tema delle nuove aperture commerciali è delicato, occorre prevenire i problemi evitando di curarli, poi, senza successo. “La Uiltucs propone, infatti, l’istituzione di un tavolo preventivo alle aperture di nuove strutture – spiega Serri – Non vogliamo che le opportunità si traducano in un nulla di fatto, la Regione deve chiamare a raccolta il mondo dei lavoratori, delle imprese che investono con nuove strutture, le Associazioni dei Consumatori, i comuni interessati, così da poter verificare preventivamente le ricadute sui territori rispetto alla tenuta occupazionale di chi già è presente, tenendo conto degli aspetti positivi o negativi in relazione alla popolazione residente”.

In teoria, con le nuove aperture a beneficiarne dovrebbero essere servizi e viabilità, scongiurando, però, la desertificazione che spesso avviene a fronte della chiusura delle piccole strutture commerciali presenti che, spesso, sono anticorpi naturali contro la malavita e rappresentano un avamposto sociale per la popolazione più anziana.

“La nostra regione ha bisogno di massa critica tra i piccoli e medi soggetti. A Genova, ad esempio, i centri integrati di via hanno creato le condizioni per far diventare quartieri veri centri commerciali diffusi con importanti ricadute positive. Purtroppo in alcune zone non è ancora così – chiude Serri – Occorre fare un salto di qualità, un salto fortemente culturale che coinvolga imprenditori, mercato, istituzioni e parti sociali: i clienti non sono più quelli di trent’ anni fa, occorre investire nelle proprie attività ma anche sul territorio, occorre una progettualità più ampia che guardi oltre il breve periodo”.

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