Genova. L’ordinanza del sindaco di Genova sulla sorta di coprifuoco per alcuni quartieri è fresca fresca, così come quella regionale che ha esteso il divieto di assembramento a tutta la Liguria. Misure che sono state discusse, criticate o lodate, ritenute inadeguate o eccessive, ma che rischiano di essere superate presto altre più stringenti norme che potrebbero essere calate sul capoluogo ligure direttamente da Roma.
Non è ormai un segreto che il comitato tecnico scientifico che supporta il governo nelle decisioni e nelle strategie anti-contagio tenga sotto stretta osservazione Genova – la città con il più alto numero di positivi per tamponi effettuati – ma anche Milano, Napoli e Roma. Città, dicono gli scienziati, gli epidemiologi e i medici dove la situazione dei contagi è ormai fuori controllo e dove il sistema del tracciamento è sostanzialmente saltato.
Il premier Giuseppe Conte, anche sulla base delle richieste delle Regione e delle Città metropolitane, è restio a procedere nell’immediatezza con nuovi decreti o a fare pressioni su governatori e sindaci affinché stabiliscano dei veri e propri mini lockdown, ma molto dipenderà dall’andamento dei contagi nella prossima settimana. La speranza, anche se debole, è che il corpus di interventi presi fino a oggi possa dare qualche risultato positivo.
Le strette maggiori potrebbero riguardare l’uscita di casa in orari serali, un maggiore ricorso allo smart working (tutte decisioni che, anche senza colpire direttamente le attività commerciali e i pubblici esercizi, le penalizzano molto), una limitazione degli spostamenti tra regione e province, l’estensione della dad. Per ora tutta teoria. Solo suggerimenti e ipotesi. Ma molto dipenderà dalla velocità con cui la curva dei virus, e della sua pressione sugli ospedali, si ridimensionerà o crescerà ulteriormente.