Esempio

A Genova riparte il “maggiordomo di quartiere”, in città 5 sportelli con servizi gratuiti

La sperimentazione diventa un progetto regionale che offre opportunità di lavoro a disoccupati e sostegno sociale agli abitanti. Ecco dove sono gli sportelli

Genova. Saranno cinque in tutta Genova gli sportelli del “maggiordomo di quartiere“, iniziativa partita in modo sperimentale due anni fa nel centro storico e diventata oggi un progetto della Regione destinato ad ampliarsi e candidato a diventare un apripista a livello nazionale. Il primo ad aprire i battenti oggi è stato quello di piazza Palermo alla Foce con la visita dell’assessore alla formazione Ilaria Cavo, ma contemporaneamente il servizio è già attivo a San Gottardo, Sestri Ponente e Bolzaneto, oltre al chiosco di via Luccoli che torna a regime dopo il periodo di prova, più altri sportelli in valle Stura e nel Golfo Paradiso.

Il progetto, che al momento dura 18 mesi, è stato finanziato dalla Regione con 2 milioni di euro del fondo sociale europeo attraverso un bando che prevedeva partenariati composti obbligatoriamente da un soggetto del terzo settore iscritto al registro regionale quale capofila del progetto e da un ente di formazione accreditato. Per la città metropolitana di Genova si sono aggiudicati il servizio la cooperativa sociale Agorà e Isforcoop.

Ma chi sono e cosa fanno i maggiordomi di quartiere? Sono persone che ritirano pacchi per conto di residenti e commercianti e li consegnano a domicilio, aiutano anziani e persone in difficoltà, fanno la spesa e altre commissioni, svolgono piccoli lavori di manutenzione nelle case, si occupano di piante e animali domestici, danno una mano a trovare badanti, colf e babysitter. In pratica degli “assistenti gratuiti” al servizio del territorio, e in prospettiva molto di più. Non si tratta però di semplici volontari.

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“Ogni sportello – spiega Manuel Sericano, direttore di Agorà – è gestito da un operatore specializzato, che è un nostro dipendente e farà da tutor, affiancato da due tirocinanti in work experience che imparano a fare questo lavoro per sei mesi”. Oltre a essere un servizio agli abitanti, quindi, è anche un’occasione di reinserimento sociale.

I maggiordomi sono stati selezionati dal consorzio in base a determinati requisiti: è necessario essere disoccupati, maggiorenni, conoscere la lingua italiana e avere un Isee inferiore ai 20mila euro. Ognuno di loro, dopo un periodo di formazione, percepisce un rimborso spese di 500 euro mensili. E poi? “La speranza è quella di formare persone in grado di offrire questo servizio anche in futuro, magari in maniera più strutturata. La nostra è una realtà con 550 dipendenti, non escludiamo di inserirne qualcuno”, spiega Sericano.

“Abbiamo selezionato insieme ad Agorà i partecipanti – racconta Emanuela Picozzi di Isforcoop – poi abbiamo svolto sei ore di orientamento professionale per capire le competenze che avevano già, quindi abbiamo fatto 40 ore di formazione sulla sicurezza anzitutto, sulla comunicazione che sarà un aspetto molto importante e poi sull’organizzazione del lavoro. Dopodiché i ragazzi partono per l’attività e successivamente torneranno in aula per ulteriori 40 ore di formazione legate alla promozione degli aspetti lavorativi e all’auto-imprenditoria”.

Servizi pratici, aiuti concreti, ma non solo. “La finalità di questo progetto è ricreare una rete sociale – spiega Laura Vari di Agorà che coordina il chiosco di piazza Palermo -. Oltre all’aiuto quotidiano offriamo una sorta di monitoraggio delle fasce più deboli. Ad esempio controlliamo se gli anziani hanno preso le medicine. O ancora, qui vicino ci sono due scuole: un anno fa avevamo notato episodi di bullismo e siamo riusciti a intervenire facendo sinergia con la dirigente”. Nell’ex edicola, un tempo in via delle Fontane, oggi collocata a lato di via Barabino c’è anche il book crossing: ognuno prende un libro e ne porta un altro.

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“Ho sempre lavorato nella ristorazione e ho avuto difficoltà a trovare un nuovo impiego a causa dell’emergenza coronavirus – racconta Federica Antichi, 47 anni -. Questo progetto mi ha interessato da subito perché il sociale è un campo che mi ha sempre ispirato. Per me è tutto nuovo, speriamo l’esperienza possa proseguire e che ci serva a recuperare lo spirito di comunità di quartiere che nel frattempo si è perso”. Con lei alla Foce ci sarà Elias Aquiño, 52enne di origine peruviana: “Siamo qui per dare una mano alle persone più vulnerabili. Io sono a Genova da vent’anni, a me piace il contatto con la gente, speriamo di andare avanti”.

“E’ un servizio di vicinato, un riferimento importante per le pratiche che possono diventare difficili per chi lavora e per gli anziani, pensiamo a cosa può significare in questo momento andare a ritirare qualcosa in posta – osserva l’assessore Ilaria Cavo -. E’ una misura che insieme è conciliazione vita-lavoro ma anche inclusione sociale”.

Gli sportelli saranno dunque 18 in tutta la regione (quelli nelle altre province apriranno dal 15 ottobre) e 7 nella città metropolitana di Genova.

In città, aperti dal lunedì al sabato con orario 9-12 e 15.30-18.30, saranno cinque:

Piazza Palermo (ex edicola lato via Barabino)
Centro storico (ex edicola di Via Luccoli),
San Gottardo (via Piacenza n.259-260R),
Valpolcevera (Via Pastorino 8)
Sestri Ponente (via Sestri 7, nel palazzo del Municipio)

Nell’area metropolitana aprono due sportellidiffusi’, su più sedi, in valle Stura e Golfo Paradiso (sempre gestiti da Agorà):
• tra Masone, Rossiglione, Mele e Campo Ligure
• tra Camogli e Avegno
Per ciascuna zona, gli sportelli saranno aperti alternativamente nelle diverse sedi dal lunedì al sabato, secondo un calendario condiviso tra capofila dell’Ats e l’amministrazione locale.

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