Genova. Il primo a fare coming out in provincia di Genova è stato il sindaco di Bogliasco che ha firmato un’ordinanza per mettere in “pausa didattica” le scuole del suo territorio fino al 24 settembre. Ma in realtà sono diversi gli amministratori che spingono per un’apertura posticipata rispetto alle elezioni del 20-21 settembre, spaventati dall’idea di una falsa partenza con tutti i costi che comporta una seconda sanificazione dato che, in assenza di spazi alternativi, i seggi vanno allestiti all’interno delle aule.
“Stiamo valutando questa possibilità insieme ai sindaci del comprensorio, viste le problematiche da risolvere”, spiega ad esempio Ivano Chiappe dal Comune di Davagna, nell’entroterra di Genova. Come lui anche gli altri colleghi dell’alta Val Bisagno e della Val Trebbia vorrebbero iniziare il 24 settembre, ma la questione è più complessa di come appare. “Eravamo propensi anche noi ad aprire dopo le elezioni – conferma Sergio Casalini, sindaco di Bargagli – ma il problema è che ci sono regole non facili, ci vuole una motivazione valida per tenerle chiuse. Forse è troppo tardi per fare un passo indietro”.
Il punto è che l’ultima parola sui calendari scolastici spetta alla Regione. Tra oggi e domani si terranno le riunioni decisive insieme ai rappresentanti dei Comuni e all’ufficio scolastico regionale. “Qualora ci fosse un rinvio dovrebbe essere giocoforza per tutti“, spiega il direttore generale di Anci Liguria Pierluigi Vinai. E al momento la partita sulla data non è formalmente aperta perché tanto il presidente Giovanni Toti quanto l’assessore Ilaria Cavo vogliono che le lezioni partano il 14 settembre senza eccezioni. Fermo restando che sulla valutazione potrebbe pesare anche la situazione dell’emergenza coronavirus in provincia della Spezia.
Oltre a Bogliasco, però, altri sindaci hanno annunciato decisioni in autonomia: nell’estremo Ponente ligure ci sono Vallecrosia e Bordighera, ma la “fronda” potrebbe allargarsi e anche nel Savonese molti vorrebbero aprire dopo l’election day per evitare rischi e spese.
Ma possono farlo comunque? “Dipende dalle motivazioni poste alla base di queste ordinanze – risponde Vinai -. In ogni caso noi stiamo sconsigliando vivamente di adottare queste misure se non in presenza di conclamata inagibilità dimostrabile innanzi a chiunque. Sarebbero da valutare eventuali richieste danni da parte di genitori o altri, oltre al fatto che potrebbero essere impugnate”.
Tra i prudenti c’è Carlo Bagnasco, sindaco di Rapallo e coordinatore regionale di Forza Italia: “Se avessi potuto avrei ritenuto più adeguato posticipare l’apertura a dopo le elezioni, però tutti insieme. Ma visto che non è così dobbiamo garantire ai ragazzi di partire il 14 settembre. La decisione non spetta ai sindaci, non si può aprire a macchia di leopardo”. A Genova il sindaco Bucci e l’assessore Piciocchi tirano dritti sul via tra una settimana.
In riviera e in città però le risorse non mancano, mentre in entroterra le casse dei Comuni languono: “Aprire, chiudere e riaprire è un problema grosso – racconta Casalini da Bargagli – perché bisogna togliere tutti gli arredi, riposizionarli e sanificare. Manca il personale e mancano i soldi. Una ditta ci ha fatto un preventivo di 900 euro per le nostre scuole, per il nostro bilancio è una cifra importante, sperando che poi ci vengano rimborsati. C’è il problema dei trasporti. Ci serviva più tempo per organizzarci, ma ormai la decisione è presa, quindi ci organizziamo per partire il 14″.