Genova. Vulgata vuole che il problema sia nato nel momento in cui il Movimento 5 Stelle ha iniziato a governare. Ma ci sono altri motivi se l’ondata gialla del 2018 (alle politiche, a Genova, i grillini erano il primo partito con il 32% delle preferenze), e se il 24,85% delle regionali 2015, si sono trasformati in quell’8,25% dei voti a livello provinciale (7,78% a livello ligure) e nell’impressione che “poteva andare peggio”. Il risultato delle ultime elezioni consegna ai cinquestelle più motivi di riflessione. E i primi a chiedere che le cose cambino sono gli attivisti.
Maggiore organizzazione, gioco d’anticipo, attenzione a chi si candida, più efficacia comunicativa. Sono questi i quattro assi su cui si muoverà il partito – pardon – il movimento sul territorio stando alle intenzioni di chi lo rappresenta. Luca Pirondini, capogruppo in consiglio comunale è fra coloro che più hanno marciato in direzione della coalizione giallorossa in Liguria, lo dice chiaro: “Da domani dobbiamo iniziare a pensare alle comunali Genova, e a quelle savonesi, non possiamo più farci trovare impreparati”.
Il futuro del M5s, a Genova e in Liguria, come altrove, dipenderà molto da quello che succederà a livello nazionale dove in maniera piuttosto farraginosa si stanno progettando gli stati generali per rinnovare la leadership. “Non so come dovranno svolgersi – afferma Pirondini – ma so a cosa dovranno portare, ed è il rinnovato coinvolgimento delle persone sui territori, attivisti e amministratori”.
La prossima settimana il Movimento 5 Stelle genovese si riunirà al Cap, ancora non si sa se in presenza, via web o con una formula mista: “Dieci minuti per commentare le elezioni – continua l’esponente pentastellato – ma poi bisogna iniziare a pensare alle comunali del 2022, che è una battaglia contendibile”. Con Bucci pronto al bis? “Bucci, se si votasse questa sera, sarebbe imbattibile ma nei prossimi due anni dovrà amministrare davvero la città, e poi non è così scontato che si ricandidi come sindaco, io fossi in lui non lo farei”.
A proposito di organizzazione, uno dei temi caldi è quello della scelta delle persone. “Rousseau ha cercato di portare dei miglioramenti, ultimamente, rendendo più accessibili i cv dei candidati – dice Pirondini – ma che ci sia qualcosa da ripensare è innegabile, se pensiamo che di sei consiglieri regionali eletti nel 2015 due hanno fondato un loro partito, uno è andato in Linea Condivisa e uno con il centrodestra, forse vuol dire che quel sistema non è così affidabile. Inoltre ci sono persone che si sono avvicinate al movimento 2 settimane fa che potrebbero dare di più di chi magari sia iscritto dalla prima ora”.
“Abbiamo una base tra le più sane d’Italia e c’è un clima di grande collaborazione – conclude Pirondini – il risultato che abbiamo ottenuto alle regionali è tutto sommato onorevole ma il nostro bacino è molto più ampio, dobbiamo”.