Tensione

Forza Italia lancia un monito a Toti: “Vogliamo un assessore in giunta, è un atto dovuto”

"Siamo il 10% della coalizione, vogliamo essere rappresentanti". E il veterano Grillo minaccia: "Se non sarà così decideremo se appoggiare la giunta"

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Genova. “Un posto in giunta? Essere rappresentati lo riteniamo un atto dovuto. È ovvio che vogliamo un assessore. Poi, se c’è qualcuno che ha la giunta-mania, questo è un altro partito”. Alle soglie del primo weekend post voto, dopo le schermaglie Toti-Rixi, anche Forza Italia mette le cose in chiaro e lancia al governatore un monito neanche troppo velato. Lo fa convocando una conferenza stampa con il coordinatore regionale Carlo Bagnasco (e il padre Roberto, deputato), l’unico consigliere eletto Claudio Muzio e il grande escluso Andrea Costa, per dire che “noi siamo come i piccoli azionisti di una società e i dividendi dobbiamo prenderli, pochi o tanti che siano”.

Il risultato delle urne a dire il vero parla chiaro: nonostante l’aggregazione con Liguria Popolare e Polis i voti dei berlusconiani si sono dimezzati rispetto a cinque anni fa (da 68mila a 33mila), il peso specifico è ancora più basso (dal 12,66% al 5,27%) e l’unico a salvarsi è Muzio grazie alle preferenze conquistate ancora una volta nel Tigullio.

Ma qualcuno azzarda a fare un bilancio positivo. “Il percorso fatto con Forza Italia aveva il compito di offrire una risposta moderata gli elettori e, per quanto riguarda il risultato, metterei in evidenza che oltre 33mila liguri hanno dato fiducia a questa lista portando un contributo importante alla coalizione, circa il 10% di consensi“, osserva Costa. “C’è stato un momento in cui la maggioranza è rimasta in piedi grazie a noi moderati – ricorda Muzio – che abbiamo sempre manifestato serietà, coerenza e lealtà. Sono valori a cui è difficile rinunciare”.

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E così, rivendicando anche il contributo numerico offerto nella scorsa legislatura (Andrea Costa aveva portato con sé anche Gabriele Pisani, fuoriuscito del Movimento 5 Stelle), ora Forza Italia invoca per sé uno dei sette posti che comporranno la futura giunta Toti. “Chiedere è difficile – dice Bagnasco -. Ieri Toti ha detto quanto è importante il cento e noi siamo la mamma di questo centro. Io mi auguro sensibilità da parte del governatore nei nostri confronti e, con un 6% pensiamo alla giunta”. Del resto “cinque anni fa col 3% Fratelli d’Italia ha avuto un assessore. Non vediamo perché non dovrebbe spettare a noi”.

A usare toni assai meno accomodanti è però Guido Grillo, storico esponente forzista e veterano dell’aula rossa di Tursi: “Toti ha governato bene grazie a tutta la coalizione. Io sono convinto che avremo un assessore. Se così non sarà, Forza Italia si riunirà e deciderà che comportamento tenere, sia nei confronti della giunta regionale, sia nei confronti della giunta comunale sia per le prossime elezioni”. Uno sfogo che sa molto di aut-aut e dal quale nessuno dei presenti si dissocia, segno che l’extrema ratio in caso di fallimento della trattativa potrebbe essere anche una clamorosa uscita dalla coalizione di centrodestra (che comunque farebbe ben poco danno a Toti).

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Ma poi il mal di pancia si estende anche all’analisi del voto. La tesi, tutta da verificare, è che molte croci siano finite sul simbolo della lista Toti, ma con preferenze accordate a candidati di Forza Italia: “Sono rammaricato per questo – dice Muzio -. Credo fosse un problema diffuso, la volontà dell’elettore non è stata preservata al 100%”. Grillo sostiene che “molte schede sarebbero da contestare“, anche se il partito non vuole muoversi in tal senso.

Sotto accusa allora ci finisce la campagna elettorale che Toti avrebbe incentrato molto sulla propria persona e poco sulla coalizione: “Chapeau, è stato bravo lui. È tutto frutto di una strategia di comunicazione ben fatta, la stessa che ho adottato io a Rapallo – ammette Bagnasco -. Un leader forte, la lista col nome del presidente, un battage mediatico insistente, e alla fine la gente ha votato dove c’era scritto Toti. I partiti dovevano essere lungimiranti prima e impostare la campagna in maniera diversa”.

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Insomma, nel centrodestra le tensioni sono palpabili e starà alla capacità di mediazione dello stesso Toti evitare che possano deflagrare in maniera pericolosa. Se il governatore deciderà di assecondare le pretese di Forza Italia in nome del quieto vivere all’interno della coalizione, uno dei nomi pronti è proprio quello dello spezzino Andrea Costa, che tuttavia rappresenta Liguria Popolare e quindi, secondo alcuni, potrebbe non andare a genio ai due Bagnasco (il figlio coordinatore regionale e il padre deputato).

Difficile immaginare una poltrona per Claudio Muzio che potrebbe conservare invece un ruolo forte legato all’assemblea legislativa (consigliere segretario dell’ufficio presidenza e/o la presidenza di una commissione). Lui comunque avvisa Toti con una metafora motociclistica: “Noi andiamo in Vespa, a volte si ferma ma basta pulire una candela e riparte. Lui va in scooter, è più veloce ma se si guasta la centralina resta a piedi. Magari poi gli passa accanto la Vespa…”.

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