Crisi

Edilizia in Liguria mai così male dal 2008, il 15% delle aziende è ancora in lockdown

La cassa edile genovese ha perso 6,4 milioni in due mesi. Tafaria (Filca Cisl): "Continuare a investire su edilizia scolastica e grandi opere"

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Genova. Il dato più eclatante è quello della cassa edile genovese, l’ente paritetico gestito da sindacati e associazioni datoriali che eroga diversi trattamenti assistenziali e previdenziali: tra marzo e aprile, per effetto del lockdown, sono andati in fumo ben 6,4 milioni di euro. Nel primo mese il calo è stato del 51,32%, nel secondo 52,49% rispetto allo stesso periodo del 2019. Si può dire che durante la pandemia uno stipendio su due non è stato pagato ai lavoratori dell’edilizia.

Segni evidenti di una crisi senza precedenti che non si è ancora esaurita nonostante le imprese possano ripartire. “Durante il lockdown circa l’85% delle imprese delle costruzioni in Liguria ha messo il personale in cassa integrazione – spiega Andrea Tafaria, segretario regionale della Filca Cisl – e ancora oggi stimiamo che circa il 15% delle ditte sia ancora nella stessa situazione. Il problema principale è che non riescono ad adeguarsi alle normative anti-contagio, che sono molto onerose”.

Il numero della cassa edile non basta a rendere l’idea di quante siano le ore di lavoro, e quindi la quota di salari, che sono venuti a mancare a causa della chiusura forzata. Ma ci sono altre cifre che portano nella stessa direzione. Secondo l’Istat, gli occupati nel settore delle costruzioni in Liguria sono stati 32mila nel secondo trimestre del 2020. Si tratta del dato peggiore dal 2008 ad oggi, eguagliato solo da quello del secondo trimestre 2017. Nel 2019 erano stati 37mila. Altra cartina tornasole è il calo delle assunzioni a tempo indeterminato, 1.444 in Liguria da gennaio a giugno contro le 1.840 dell’anno scorso, dati Inps.

Un po’ meglio è andata nel periodo estivo. Non che ci fosse molto da gioire, in realtà: la lieve ripresa dell’edilizia è dipesa in gran parte dall’emergenza gallerie. “Negli ultimi due mesi – riferisce ancora Tafaria – abbiamo registrato un grosso incremento di lavoratori impiegati nei cantieri in autostrada, circa 1.500 in Liguria, ma d’ora in avanti probabilmente andranno a calare”. Paradossalmente, poi, il coronavirus ha portato anche qualche effetto benefico: “Tra agosto e le prime settimane di settembre qualche ditta in più ha lavorato grazie ai lavori di edilizia scolastica per l’adeguamento alle norme anti contagio“, prosegue il sindacalista.

Nel frattempo, almeno, sono ripartiti due cantieri genovesi fermi da tempo immemore – il nodo ferroviario e il nodo di San Benigno – che hanno sbloccato oltre 500 lavoratori (compreso l’indotto), purtroppo solo una goccia nel mare dei 7mila disoccupati in Liguria in attesa di essere ricollocati. “Per questo chiediamo che si continui a lavorare sull’edilizia scolastica con fondi europei, ma anche quella sanitaria e carceraria – conclude Tafaria – e poi, ovviamente, le grandi opere tra cui la Gronda”.

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