Genova. L’Italia non è Vo’ Euganeo, non si può pensare di tamponare a tappeto una nazione come si è fatto, con successo, in un paese di 3000 abitanti. Su proposta di alcuni microbiologi, ci sarebbe al vaglio del Comitato Tecnico Scientifico che supporta il governo nell’ambito delle decisioni sull’emergenza pandemica la possibilità di aumentare il numero di tamponi dagli attuali 75/100.000 a 300.000.
Secondo Matteo Bassetti, direttore di Malattie infettive al San Martino, però, un uso indiscriminato e massivo dei tamponi “non serve”, ed è “impossibile”. La spiegazione viene affidata a un post su Facebook in cui l’epidemiologo cita anche un documento del Center for Disease Control di Atlanta (CDC), il più prestigioso e scientifico ente al mondo per il controllo delle malattie infettive, e che chiarisce che il tampone non andrebbe fatto agli asintomatici né ai contatti di casi certi.
“Al ritmo di 300 mila tamponi al giorno, in 6 mesi avremmo testato l’intera popolazione italiana. Non serve, sia perché l’esito potrebbe mutare nell’arco di pochi giorni o ore, in caso di contatto con un infetto, sia perché ci pone di fronte a un dilemma: se fossimo tutti positivi, anche gli asintomatici, dovremmo chiudere tutto? Se avessimo il 3-4% della popolazione italiana positiva cosa faremmo? Non ha senso: con questo virus si deve convivere, non esserne terrorizzati”, scrive Bassetti.
“Il modello di Vo’ Euganeo non è estendibile all’intero Paese. In quel caso si è isolato e testato un paese di 3 mila anime, meno di coloro che lavorano all’ospedale San Martino di Genova. L’Italia non è Vo’. Senza contare le ricadute in termini di costi immediati per eseguire i tamponi e di lungo periodo su un’economia già in ginocchio”, continua.
Quando fare il tampone, allora? Secondo Bassetti va fatto il tampone “nel caso di persone sintomatiche, dove è necessario un isolamento fino a completa guarigione. Il sistema dei tamponi deve essere uno strumento pronto ad intercettare nuovi focolai o viaggiatori provenienti da paesi ad alto rischio, ma non ha senso tracciare in modo indiscriminato”.
“E a scuola? Se volessimo essere sicuri che nessuno abbia il virus dovremmo eseguire i tamponi su tutti, tutti i giorni: è impossibile”, conclude il professore.