Genova. “Spostare i ragazzi in hotel? Mi sembra un’idea balzana e poco praticabile. E penso che i docenti potrebbero tranquillamente rifiutarsi di lavorare in un posto che non è adibito a quello scopo”. Angelo Capizzi, dirigente scolastico dell’istituto Bergese e rappresentante di tutti i presidi liguri, liquida così le idee circolate a livello nazionale dopo l’allarme lanciato dalla sua stessa associazione: oltre 20mila aule andranno allestite in spazi alternativi per rispettare le regole anti contagio e circa 400mila alunni ancora non sanno dove potranno frequentare le lezioni.
Allarme che, stando all’ultima ricognizione, non riguarderebbe la Liguria. “Al momento manca all’appello il 4% delle aule, per cui non c’è una ricerca spasmodica – spiega l’assessore regionale alla formazione Ilaria Cavo -. Ci sono lavori ancora da eseguire sull’edilizia leggera, ad esempio abbattere tramezze per ampliare le aule, ma la ministra Azzolina ha garantito che arriveranno i finanziamenti necessari. Non penso ci sarà bisogno di ricorrere a soluzioni particolari. L’importante è che non vengano divise le classi successive alle prime perché i bambini che hanno iniziato insieme devono continuare insieme”.
L’Anci nazionale ha annunciato che presto diversi Comuni italiani pubblicheranno bandi per trovare luoghi adatti a ospitare gli studenti. “E laddove sarà necessario, oltre a musei, cinema e centri congressi, potrebbero partecipare anche hotel, bed&breakfast e perfino appartamenti singoli, purché le strutture rispettino i requisiti di capienza e sicurezza”, ha detto la responsabile scuola Cristina Giachi. “Ma in Liguria non abbiamo situazioni del genere”, chiarisce invece il segretario regionale Pierluigi Vinai.
E anche se fosse, i presidi non sarebbero d’accordo. “Un conto è l’uscita didattica finalizzata a visitare un museo – aggiunge Capizzi – altro fatto è che in un cinema si svolga attività didattica. Ci vorrebbe anzitutto la certificazione dei vigili del fuoco. E nel frattempo chi sanifica? Mi sembrano proposte un po’ fumose. Senza contare che in qualche modo bisognerebbe arrivarci e il distanziamento sociale andrebbe comunque garantito. Che facciamo, li mettiamo su un bus a mo’ di sardine?”.
E in verità è proprio il tema del trasporto scolastico a preoccupare l’Anci e i piccoli comuni che non hanno risorse sufficienti ad aumentare gli scuolabus per garantire agli alunni viaggi a distanza di sicurezza come vogliono le linee guida nazionali. Il 6 agosto dalla Liguria è partita una lettera alla ministra De Micheli per denunciare quale sarebbe l’aggravio sui bilanci e chiedere risorse specifiche da destinare ai centri più bisognosi. “Bisogna intervenire subito altrimenti sarà il disastro totale”, avverte Vinai.
L’altro aspetto che preoccupa in vista della ripresa è la sovrapposizione con le elezioni. In Liguria, come nel resto d’Italia, le scuole riapriranno il 14 settembre e chiuderanno dopo appena quattro giorni per allestire i seggi. “Ci saranno molti disagi perché bisognerà sanificare due volte. Come Anci abbiamo dovuto dare un ok forzoso all’intesa. Del resto non potevamo fare altrimenti – chiosa Vinai – perché iniziare il 28 settembre sarebbe stato troppo tardi”.