Genova. Sono tanti i genovesi che hanno deciso, questa sera, di stare vicino a chi ha perso i propri cari nella tragedia di Ponte Morandi. Due anni dopo dai quartieri della Valpolcevera che maggiormente hanno sofferto (e continuano a farlo) per quanto accaduto quel 14 agosto sono partite tre fiaccolate.

Da Sampierdarena, da Certosa, da Cornigliano, con le lanterne in mano e la mascherina sul volto, insieme ai familiari delle vittime, ad alcuni ex-sfollati e ad altre voci attive dell’associazionismo e della comunità i cittadini sono arrivati nella nuova “radura della memoria” sotto le pile e l’impalcato del Genova San Giorgio.

Il fuoco delle fiaccole e 43 palloncini bianchi, insieme alla Hallelujah di Leonard Cohen, hanno fatto da scenografia e colonna sonora all’appuntamento. Tante famiglie, tanti bambini e anziani tra i presenti. “Essere in mezzo alle persone, sentire il loro affetto tangibile, è una cosa molto bella” ha detto Egle Possetti, presidente del comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi.

Una volta arrivati nella radura dei 43 alberi l’agorà realizzata in attesa che venga costruito i memoriale vero e proprio (tra due anni, ha detto l’architetto Stefano Boeri) l’agorà è diventata per sempre parte della collettività, un nuovo spazio civico in una zona della città che ha appena iniziato la sua metaformosi.

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