Genova. Anche l’architetto Renzo Piano è intervenuto sul palco dell’inaugurazione del nuovo Ponte “Genova San Giorgio” in corso quest’oggi (qui il live di Genova24it).
“Oggi è un giorno di intensa commozione – ha detto emozionato – Dovrò cercare le parole perché questo ponte è figlio di una tragedia, un lutto e i lutti non si dimenticano: si elaborano, si metabolizzano, ma restano imprigionati nelle nostre coscienze. Qui, in questo posto, ci siamo tutti smarriti due anni fa nello sgomento di questa tragedia”.
Il pensiero va poi ai migliaia di lavoratori che hanno dato vita al ponte: “Oggi qui ci ritroviamo, anche per ringraziare chi ha costruito questo ponte, per l’energia che ci ha messo, con rapidità ma senza fretta”. Suo il progetto nato da un’idea ben precisa, come racconta: “Io ho contribuito con l’idea di un ponte che attraversa la valle passo passo, lentamente, quasi chiedendo il permesso. Poi però bisognava costruirlo, questo ponte: e qui è uscita la straordinaria forza di questo paese, dal commissario ai più modesti manovali. Questo è il più bel cantiere che abbia avuto in vita mia. Dobbiamo riconoscenza a tutti. E quando si arriva alla fine di una grande fatica ciascuno di noi si aspetta una piccola perla come premio: la nostra sia la riconoscenza”.
Una giornata quella dell’inaugurazione del viadotto genovese che però non deve essere considerata una festa: “Siamo tutti sospesi tra il cordoglio di quella tragedia e l’orgoglio di aver ricostruito il ponte… e non sappiamo più che pesci prendere. Noi genovesi siamo selvatici, restiamo zitti più o meno in silenzio. Si è parlato di un miracolo, ma non credo sia giusto: lasciamo in pace i miracoli, non c’è stato nessun miracolo. Semplicemente qui il paese ha mostrato la sua parte buona, l’energia, la generosità. Non ho mai visto nessuno lamentarsi. Vedete, costruire è una bellissima cosa: è partire da una cosa che non ha forma e dargli forma. E’ l’opposto di distruggere. Non ci sono miracoli, ma un po’ di magia sì. Costruire un ponte è un gesto di pace”.
E poi l’augurio: “Io auguro a questo ponte di essere amato: non è facile essere erede di una tragedia, è dura. Mi auguro sia amato e adottato dalla gente, che diventi rapidamente parte della loro esperienza quotidiana. E credo che avverrà, che sarà amato: perchè questo ponte è semplice e forte, come questa città. Ed è un ponte che gioca con la luce: quando si arrivava su questo ponte dalle regioni del Nord si scopriva la luce del Mediterraneo. Quella luce gioca sotto il ponte, sulla sua forma, e questo credo conterà. E gioca anche col vento. Giorgio Caproni ha scritto ‘Genova di ferro e aria’: io vorrei che questo ponte fosse visto così, di ferro e aria, fatto di acciaio ma forgiato nel vento. Ora questo ponte è vostro: lunga vita la ponte San Giorgio” conclude.