Le prescrizioni

Nave delle armi, dissequestrata la Bana: controlli a bordo di marina militare e rappresentanti Onu

Per il traffico di armi tra Turchia e Libia a febbraio era stato arrestato il comandante dopo la denuncia di un marittimo libanese

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Genova. Consenso circa l’accesso a bordo dei rappresentanti dell’Onu, controlli in alto mare da parte della marina militare italiana, divieto di scalo nei porti dove secondo le accuse delle procura di Genova il cargo Bana quest’inverno ha caricato armi.

Sono alcune delle condizioni poste dai sostituti procuratori Chiara Maria Paolucci e Marco Zocco per dare il via libera al dissequestro del cargo Bana, da febbraio nel porto di Genova dopo la denuncia di un marittimo circa l’imbarco di carri armati, mitragliatori e altre armi da guerra nel porto turco di Mersin destinate alla Libia.

Per il traffico internazionale di armi il 17 febbraio era stato arrestato a Genova, dove la motonave, aveva fatto uno scalo tecnico, il comandante Youssef Tartoussi e indagati altri quattro marinai. Le indagini dovrebbero essere giunte alla conclusione per questo è arrivato il via libera al dissequestro.

Tra gli impegni, l’obbligo di comunicare ogni sei ore la propria posizione con tanto di username e password forniti alle autorità competenti per accedere al sistema che fornisce l’esatto posizionamento della nave.

Era stato un marittimo libanese a denunciare per primo il traffico illegale di armi a bordo della sua nave sulla rotta Turchia-Libia. “A bordo della nave c’erano almeno dieci agenti turchi – aveva raccontato una volta sbarcato e messo in un luogo sicuro per le minacce ricevute – Alcuni erano militari, altri dei servizi segreti. Hanno viaggiato insieme a noi fino in Libia e stavano all’interno del garage vicino ai carri armati. Salivano due o tre per volta per mangiare nella sala mensa e una volta sulla nave si sono tolti le divise”.

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