Genova. “Non c’è niente da festeggiare”. Lo dicono in tanti e lo sottoscriviamo anche noi. Ma quella di oggi non è una festa. Quella di oggi è la conclusione di un viaggio iniziato con una tragedia e proseguito tra mille difficoltà – l’amianto, le battaglie politiche, le allerte meteo, gli incendi, il covid – eppure arrivato a destinazione. E quindi, senza festeggiare, prendiamone atto, con soddisfazione e sollievo e gratitudine per chi ha svolto come si doveva il proprio lavoro. E prendiamo atto del meraviglioso arcobaleno, anzi doppio arcobaleno, che ha salutato questo appuntamento tanto atteso.
Genova ha di nuovo il suo ponte. La cerniera di collegamento tra il ponente e il levante, tra la Liguria e il resto dell’Europa, posizionata proprio in cima al Mediterraneo è di nuovo a disposizione di chi la vorrà utilizzare. Un’inaugurazione sobria e se non lo era abbastanza resa ancora più sobria dal grigio di un temporale estivo. Tono su tono, o quasi, con il calcestruzzo e l’acciaio della nuova infrastruttura.
Il taglio del nastro, la presenza rassicurante del capo dello Stato, la commozione di chi ha dato il massimo – in questi due anni – le bandiere bianche e rosse simbolo di Genova. Le sirene delle navi del porto, a ribadire un legame indissolubile tra le infrastrutture di terra e quelle “blu”, le migliaia di genovesi affacciati alla finestra o al muretto di una piazza rialzata come quella di Coronata o di Belvedere, per esserci in una giornata che non può non essere definita storica.
[tag name=”nuovo ponte”]
I numeri. 1067 metri, 18 pile, 19 campate, 1 rampa di accesso all’autostrada A7. Ma soprattutto 1200 persone che a vario titolo hanno lavorato a che questa infrastruttura si sia ultimata i meno di 2 anni. E ancora 1535 pannelli solai che alimenteranno in maniera sostenibile le luci e gli impianti. 35.000 foto, quelle che saranno scattate di robot che effettueranno sistematicamente le ispezioni della struttura. 18 antenne, o pennoni, che come gli alberi di una nave costituiscono la firma di Renzo Piano – insieme ai cassoni a forma di chiglia – del viadotto. 2450 pannelli di vetro stratificato utilizzati come frangivento. 202.000.000 di euro, il valore del contratto di PerGenova, oltre ad altri 20 milioni necessari per la demolizione. 43 – il numero più importante – le vittime di ponte Morandi, che non si dovranno mai dimenticare.