Genova. Ore 22: semaforo verde. Il silenzio ma anche i clacson liberatori dei primi passanti. Mai più quel simbolo di “divieto” che da quasi due anni indicava, sul sito web di Autostrade, in maniera asettica – come se si trattasse di un cantiere qualsiasi – la chiusura del tratto di connessione tra la A7 e la A10. Quel “gap” è stato riempito.
Ieri l’inaugurazione del nuovo ponte Genova San Giorgio, sorto sulle ceneri del Morandi e della tragedia che ha portato con sé. Oggi, 30 ore dopo la fine della cerimonia ufficiale del taglio del nastro, e dopo lo sgombero di sedie, palchi, gazebo, la vera e propria apertura al traffico.
Non è mancata l’attesa nell’attesa: a causa di un avvallamento nell’asfalto le aziende di costruzione, su input della struttura commissariale, sono dovute intervenire in serata per permettere la consegna dell’opera “senza imperfezioni” al Mit e quindi ad Aspi e, conseguentemente la riapertura del tratto autostradale venuto meno con il crollo del 14 agosto 2018.
Abbiamo avuto la possibilità di essere fra i primi comuni cittadini – dopo le autorità e i tecnici, nei giorni scorsi – a percorrere il nuovo ponte. Prima da ponente verso Sampierdarena, e poi da Genova Ovest tornando verso Aeroporto, ed ancora nuovamente verso l’elicoidale. Ed eccoli i 1067 metri del nuovo viadotto Polcevera – come si legge nei cartelli ufficiali di Aspi, che indicano il corso d’acqua valicato – l’asfalto nero ancora luccicante, la “nuova” galleria di Coronata e la “nuova” elicoidale di raccordo con lo svincolo di Genova Ovest. “Nuove” perché oggetto di interventi di messa in sicurezza e ristrutturazione da parte di Autostrade.
LIMITI DI VELOCITA’. Rigorosamente rispettando i limiti di velocità che, ricordiamo, sono quelli del progetto – 80 chilometri all’ora – che scendono a 60 e 40 in prossimità degli svincoli con la A7.
GRATIS. La tratta, come tutto il nodo genovese e la rete interessata dai cantieri Aspi, continuerà a essere gratuita fino a nuova comunicazione. Aspi che, da questo momento, torna a essere il gestore dell’infrastruttura, o meglio, della parte dell’infrastruttura destinata alla circolazione, quindi solo dell’impalcato superiore.