Disastro

Coronavirus, per l’economia di Genova una crisi senza precedenti: il turismo crolla del 50%

Calo di fatturato del 13,9% nel primo semestre 2020, tengono solo le imprese del settore hi-tech ma adesso è allarme per i posti di lavoro

Coronavirus: scene di vita quotidiana a Genova, mascherine e trasporto pubblico

Genova. Una crisi “mai vista prima”, neanche nel 2008, tanto nel mondo quanto a Genova. E’ quello che rileva l’analisi congiunturale di Confindustria che mette a confronto il primo semestre del 2020, coinciso col lockdown per la pandemia di coronavirus, e il periodo corrispondente del 2019. Un crollo verticale al quale si aggiungono gli effetti del caos sulle autostrade, anche se “sono numeri difficili da estrapolare”, ricorda il presidente Giovanni Mondini.

I numeri evidenziano un calo di fatturato del 13,9% verso l’Italia e del 6,6% verso l’estero. Gli ordini scendono rispettivamente del 4,6 e 3,3% mentre gli occupati calano dell’1,4%, numero più contenuto per effetto degli ammortizzatori sociali e del blocco dei licenziamenti. Situazione che comunque appare meno grave rispetto al quadro nazionale.

A pagare il prezzo più alto è stato il turismo con un crollo di fatturato del 51,2% sull’Italia (che in prospettiva potrebbe arrivare al 65%) e del 23,2% sull’estero e un calo di occupati del 27,8%  Grave anche la situazione di trasporti e logistica con una flessione tra il 14% e il 18%, mentre la movimentazione nel porto è diminuita complessivamente del 18,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con il 21% in meno di navi arrivate e partite.

“Non abbiamo mai visto prima una cosa di questo genere – conferma Guido Conforti, responsabile del centro studi di Confindustria Genova – perché c’è stato uno shock contemporaneo della domanda e dell’offerta, entrambe congelate. A Genova nel 2011 con la crisi del debito sovrano l’export non era stato colpito. Adesso anche la ripartenza è incerta, basta vedere i dati dei contagi per rendersi conto che la situazione è tutt’altro che superata”.

La grande incognita riguarda però i posti di lavoro. Finora il calo degli organici è attribuibile a blocco del turn-over e assestamenti marginali, ma quando finirà lo stop ai licenziamenti? “Sembra che gli imprenditori non vedano l’ora di poter licenziare per fare macelleria sociale, ma non è così – assicura Mondini -. Non voglio dare la mia interpretazione su cosa è meglio, ma di sicuro il blocco dei licenziamenti mi sembra una misura adottata solo in Italia, e non mi piace nemmeno quando si dice che la cassa integrazione dovrà essere mantenuta fino a dicembre. Secondo me ci deve essere la flessibilità del caso e tararla sui settori più sofferenti”.

Sul turismo ha influito il blocco totale degli spostamenti: a marzo e aprile nella città metropolitana di Genova gli arrivi sono calati rispettivamente dell’87% e del 99%, le presenze del 73% e 93%. Tiene invece il settore del credito con una crescita dello 0,6% e così anche l’informatica che, pur registrando un calo del fatturato nazionale, ha aumentato il giro d’affari verso l’estero. In generale il terziario avanzato è il comparto che ha subito meno effetti negativi.

Le prospettive per il secondo semestre intravedono i primi segnali di rallentamento della crisi, anche se regna l’incertezza sull’evoluzione dell’emergenza sanitaria e sull’assenza di liquidità che inibirà gli investimenti per molte aziende. Il fatturato dovrebbe calare ulteriormente del 3,2% e così anche le esportazioni (1,7%) e gli occupati (1,3%), mentre per l’atteso “rimbalzo” si dovrà attendere il 2021.

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