Maglie larghe

Coronavirus, le falle dell’ordinanza del governo sui rientri dall’estero: a Genova tamponi solo con autosegnalazione

Chi arriva dai Paesi a rischio via nave, via aereo (con scalo) o con l’auto non trova i test obbligatori sulla propria strada ma è solo informato sulla necessità di effettuarli

tamponi

Genova. Ieri in Liguria sono stati registrati 31 nuovi casi di Coronavirus. I tamponi effettuati sono stati oltre 2300, segno che si sta tentando con vigore di tracciare i contatti di casi o i casi a rischio, ma solo pochi dei nuovi positivi sono risultati vacanzieri di rientro dai viaggi all’estero, magari dai cosiddetti paesi a rischio. Il punto è che l’ordinanza ministeriale che impone ai cittadini di sottoporsi a test molecolari (tamponi) entro 48 ore dal rientro in Italia per chi proviene da Grecia, Malta, Croazia e Spagna non di così immediata applicazione nella realtà. Vediamo perché per quanto riguarda la situazione ligure e in particolare quella genovese.

Il ministero della Salute, con l’ordinanza del 12 agosto scorso, di fatto prevede l’obbligo per il cittadino di segnalarsi, ma non l’obbligo per i vettori (linee aeree, traghetti, ferrovie) di farlo o di comunicare i nominativi alla sanità locale. Non solo: le Asl e Alisa non sono minimamente autorizzati a chiederli e quindi non hanno modo di sapere chi siano i liguri rientrati e da dove siano rientrati.

Per quanto riguarda gli aeroporti, in alcuni come a Malpensa e Fiumicino, secondo modalità diverse, sono stati allestiti spot immediati dove effettuare i tamponi rapidi. A Genova no. Il motivo, è stato chiarito più volte, è legato al fatto che non sono presenti voli diretti in arrivo dai Paesi a rischio.

Per quanto riguarda il porto di Genova, a parte lo specifico capitolo delle crociere – che hanno un loro protocollo – c’è solo una tratta che collega il capoluogo ligure a uno dei paesi a rischio, la Spagna, ed è la Gnv da e per Barcellona. A Genova, allo sbarco, non viene effettuato tampone, ma la polizia marittima avvisa i passeggeri della necessità di autodenunciarsi alle Asl per effettuare il tampone entro 48 ore. L’autorità in materia non è la stazione marittima bensì l’Usmaf, gli uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera, che per ora hanno deciso di soprassedere.

Tuttavia, qualcosa potrebbe cambiare in caso anche la Francia, visto l’aumento dei contagi, dovesse diventare un Paese a rischio. In quel caso il numero delle navi in arrivo dalla Corsica potrebbe spingere a un’organizzazione più strutturata. Di fatto, però, oggi, chi arriva da Barcellona via nave non è viene controllato a meno che non voglia farlo spontaneamente.

Per non parlare degli spostamenti autonomi. In quanti sono andati in Spagna o in Croazia – più complicato ma non certo impossibile raggiungere Grecia e Malta in questo modo – in auto o in moto? Nessuna di queste persone sarà in alcun modo tracciata a meno che non decida di comunicare i propri casi. Purtroppo, e non dovrebbe essere così, sono in molti a preferire il silenzio per evitare di dover restare in isolamento in attesa del tampone o di sottoporsi a quarantena da positivi, magari asintomatici.

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