Genova. In collegamento con gli studi de L’aria che tira, programma tv d’attualità de La7, Ferruccio Sansa viene presentato dal conduttore Francesco Magnani come candidato in pectore dell’alleanza giallorossa in Liguria alle prossime elezioni regionali. Lui, Sansa, precisa che lo sarà se arriverà un’offerta “non rapida, immediata” da parte del Pd e del M5s. E poi afferma quello che qualsiasi candidato anti-Toti dovrebbe ripetere da mesi per provare a strappargli punti percentuali: “La gestione dell’emergenza Covid è stata fallimentare, la Liguria è stata tra le regioni più colpite, e anche sul caos autostrade la Regione ha responsabilità evidenti”.
Se l’offerta a Sansa sarà effettivamente “immediata” – e se ci sarà, quest’offerta – lo si saprà (forse, arrivati a 70 giorni dalla chiamata alle urne è d’obbligo) al termine della direzione regionale del Partito Democratico, convocata dalla presidente dell’assemblea regionale Cristina Lodi per martedì 14 luglio alle 20e30. La riunione, alla quale parteciperanno in collegamento anche alcuni rappresentanti nazionali Dem, si svolgerà fisicamente nelle quattro sedi provinciali, nel rispetto delle norme anti-Covid, ma sarà possibile partecipare anche in videoconferenza.
Che cosa succederà nel corso dell’appuntamento rinviato ormai da settimane, ovvero da dopo che il 10 giugno scorso Andrea Orlando e Vito Crimi avevano sostanzialmente formalizzato il via libera a Ferruccio Sansa, scontrandosi però con il niet di gran parte del Partito Democratico ligure? Ancora non esiste un ordine del giorno che parli espressamente di votazione sull’uno o sull’altro nome, sull’una o sull’altra ipotesi, né una scaletta degli interventi, ma è probabile che da qui alle prossime ore il partito nazionale e quello regionale produrranno un documento unitario che sarà sottoposto all’assemblea.
Un’assemblea che, peraltro, è solo parzialmente rappresentativa del Pd a livello locale, essendo stata composta ancora prima della scissione del renziani e mai davvero aggiornata. Come dire, una conta ad alzata di mano sulle diverse ipotesi rischierebbe di risultare sballata rispetto agli attuali equilibri. Le quotazioni, al momento, pendono a favore del giornalista del Fatto quotidiano, rispetto all’ex presidente di Ingegneria Aristide Massardo, che però è preferito da uno zoccolo duro che reclama per il Pd maggiore voce in capitolo rispetto ad altre istanze espresse dalla sinistra di Campo Progressista e dal M5s. Di fatto il Pd, scegliendo Sansa, deciderà di dire addio all’alleanza con Italia Viva, ma se dovesse virare su Massardo sarebbe la componente di sinistra a venire meno.
Intanto, da posizione ormai isolata, l’ex grillina Alice Salvatore (ilBuonsenso) attacca il fronte giallorosso parlando di “balletto indecente dell’accozzaglia di sinistra” e, riferendosi chiaramente a Sansa, dicendo: “Non si scelgono le persone solo perché sono conosciute o possono dare spazio sui giornali perché ci lavorano”. Critica nei confronti dell’estenuante trattativa anche Genova Che Osa, associazione di analisi politica orientata a sinistra: “Se quel gruppo dirigente avesse ancora un minimo di rispetto sceglierebbe, collettivamente, di farsi da parte. Ma non lo faranno. Resteranno lì, almeno per ora e, anche per questo, sono imperdonabili”.