Genova. Dopo mesi di liti, rinvii, dietrofront e capovolte la telenovela sullo sfidante di Toti alle prossime regionali sembra davvero giunta al capolinea. Perché quella che emerge oggi è una verità incontrovertibile: tenere tutti insieme sarà impossibile. Spetterà al Partito Democratico decidere chi escludere dall’alleanza e di conseguenza quale candidato appoggiare: Sansa, Massardo o un eventuale terzo nome.
Il fronte si presenterà spaccato. Questo è il dato reale, forse ancora più rilevante rispetto alla scelta del nome, che emerge dopo l’ennesimo vertice finito a male parole nella tarda serata di lunedì. Lo scenario non è mai stato così ben delineato come adesso.
“Continuiamo a pensare che la bi-polarizzazione dello scontro fosse lo strumento più efficace, da ieri questo obiettivo è irrealizzabile. Il Pd prenderà le sue decisioni”, ha spiegato il segretario regionale Simone Farello. Sarà probabilmente una direzione regionale dei democratici, da convocare per mercoledì o comunque entro questa settimana, a stabilire il perimetro dell’alleanza.
Si tratta quindi di individuare il ramo da tagliare: i renziani di Italia Viva, per lungo tempo lontani delle trattative e adesso diventati ago della bilancia? Oppure la sinistra di Pastorino e compagnia, intransigente sul candidato e ancora di più sul programma? O addirittura il Movimento 5 Stelle, con cui a stento il Pd era riuscito a intavolare una discussione dopo aver aspettato le lungaggini di Rousseau e le complicate trattative romane?
A seconda dell’escluso si dovrebbe dedurre quasi matematicamente il candidato. Se salta l’accordo con Italia Viva, allora l’unico in grado di tenere insieme il resto della coalizione sarà Ferruccio Sansa, sempre che la segreteria regionale si decida a ingoiare il rospo e sempre che il giornalista accetti di correre con Massardo come avversario.
Se restasse fuori l’ala di sinistra, si potrebbe convergere su Aristide Massardo, che ha ieri ha ribadito l’intenzione di candidarsi da solo con la sua lista “Oltre”. La terza via è quella di un candidato targato Pd che trovi il consenso del Campo Progressista (ma non del M5s): Ariel Dello Strologo oppure Paolo Bandiera.
In tutto questo il Partito Democratico dovrà “tenere conto del livello nazionale“, come affermano fonti interne, il che significa che l’ultima parola non spetterà certo all’organo collegiale locale, comunque non prima di un passaggio alla segreteria romana. E quello che vogliono Orlando, Zingaretti (e lo stesso Conte) ormai è noto: un’alleanza che includa i grillini, sbilanciata più verso sinistra che verso il centro, con Ferruccio Sansa candidato presidente. Nome che a molti non piace, e non risulta che i detrattori abbiano cambiato idea nelle ultime settimane.
Dal canto loro i pentastellati hanno due sole opzioni: o Sansa o Massardo. Nessuna terza ipotesi al momento viene presa in considerazione. “Chiunque sia il candidato deve essere mantenuto il programma che avevamo concordato senza Italia Viva, soprattutto sulle infrastrutture e sul nuovo Galliera – tuona Gianni Pastorino -. Dovrebbe essere un problema anche del Movimento 5 Stelle. Per noi questo punto resta intangibile”. In altre parole: l’unico in grado di offrire queste garanzie è Sansa, visto l’avvicinamento dell’ala renziana a Massardo (che starebbe pensando anche a un ticket con Elisa Serafini).
Alla fine della serie mancano poche puntate. L’unico spoiler che possiamo darvi è che alla fine qualcuno muore. E quelli che riusciranno a sopravvivere potrebbero non passarsela molto bene nella seconda stagione, ormai imminente: la campagna elettorale.