Genova. Una luce fra quelle sulla sommità di uno dei 18 pennoni posizionati al centro dell’impalcato del nuovo Ponte Genova San Giorgio non funziona. Ormai da qualche giorno, o meglio, da un paio di settimane, le lampade emettono bagliori intermittenti, tutte tranne una, la terza a partire da ovest.
A segnalarlo è un nostro lettore, e cittadino, A.M., che con una lettera aperta vuole far arrivare il suo messaggio a costruttori e gestori. Insomma, il ponte non è stato neppure inaugurato, che già c’è qualcosa che non funziona. Sempre che il fatto che una luce sia spenta non sia stranamente voluto (ma nel caso non ce n’è stata data comunicazione dagli organi competenti).
A.M. che, lavorando vicino al cantiere del ponte, ha seguito passo per passo la demolizione e la ricostruzione, si preoccupa, per la cattiva immagine che una luce spenta potrebbe avere a livello mediatico. Ecco la lettera:
“Siccome siamo sotto gli occhi dei mass media a livello mondiale, e siccome la luce rappresenta assieme alle altre il 14 agosto 2018 con i suoi morti e la sua tragedia, trovo estremamente triste e truce che sia spenta da parecchio tempo e che nessuno si sia preso ancora la briga di sistemarla.
E’ un gesto credo da poco (sennò in manutenzione preventiva ordinaria come farebbero a sostituirle?), ma di elevato significato.
Pensate se, tra pochi giorni, passeranno le frecce tricolori e milioni di persone al mondo osserveranno le evoluzioni con sotto un difetto.
Pensate se, tra pochi giorni, il Presidente Mattarella venisse fotografato con dietro le luci prese nel momento cui sono accese tutte, tranne una.
Pensate se, tra pochi giorni, in mezzo a tutto questo splendore anche soltanto una foto inizia ad essere virale con le luci accese tutte, tranne una.
Lavoro nella palazzina del Bic Filse Liguria, a 80 metri dal ponte. Ho vissuto in prima persona la vicenda, dal disastro, alle commemorazioni a cinque metri da me, alla ricostruzione, alla futura inaugurazione. Con polvere, rumore, disagi di ore in mezzo al traffico per giungere a casa (abito a quattro chilometri dal lavoro, non a centinaia) e quant’altro. Ho accettato tutto. Questo non posso accettarlo”.
(Foto Facebook)