Genova. “Il ribaltamento a mare di Sestri Ponente? Non me ne importa niente”. A lanciare la provocazione è Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri, arrivato a Palazzo Ducale per esaltare il modello Genova che ha permesso di ricostruire il ponte in poco tempo mentre, a qualche chilometro di distanza, un altro ostacolo è sorto sulla strada che porta all’ampliamento del cantiere genovese.
Dopo lo sblocco degli ultimi 480 milioni da parte del governo, infatti, il progetto definitivo rivisitato per costruire navi ancora più grandi si è arenato al ministero dell’ambiente. Come rivelato dal magazine online Ship to Shore, i tecnici stanno valutando la necessità di una nuova Via (valutazione d’impatto ambientale) che bloccherebbe l’iter per diversi mesi – l’ultima volta era passato quasi un anno – mettendo a serio rischio il futuro del cantiere di Sestri Ponente.
“Questo è un paese dove non si fanno progetti e per chi li fa, poi, per realizzarli passano dieci, quindici anni. Noi il progetto lo abbiamo presentato, abbiamo detto che cosa succederà, poi non compete a noi realizzarlo, quelli sono altri. È come se io portassi una commessa e me la bocciassero. Pazienza, l’autorità non ce l’ho io”.
Il monito di Bono è chiaro, al di là delle provocazioni. “Fino al 2024 abbiamo commesse. Entro il 2024 dobbiamo fare il ribaltamento e possiamo vendere navi, altrimenti è un problema. Dopo questo il lavoro è finito, se ci sono navi dello stesso tipo le possiamo fare, se no non le possiamo fare”. In pratica ci sono ancora due navi Virgin in costruzione, poi molto dipenderà dall’espansione del cantiere. “È un peccato che in alcuni settori, che possono essere trainanti, ci perdiamo in Via e altro”.
I lavori del ribaltamento sono in capo al commissario Marco Bucci, ma secondo quando previsto dal decreto Genova il piano straordinario è da realizzare entro il 15 gennaio 2020. Il rischio, dunque, è che possano scadere le deroghe stabilite dal governo con inevitabili ripercussioni sui tempi.
Sull‘inaugurazione del nuovo ponte, invece, bocca cucita: “Non so niente. Non mi compete. Abbiamo già fatto la nostra parte”. E un altro commento amaro: “Non ce ne facciamo un vanto: abbiamo fatto il ponte e poi abbiamo bloccato la Liguria. Era meglio il ponte o la Liguria non bloccata? Trenta chilometri di coda, sta danneggiando tutti. C’è qualcosa che non funziona”.