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Coronavirus, l’infettivologo Bassetti attacca la stampa: “Comunicazione allarmista e catastrofista”

Il rischio è che quando poi, magari in futuro, si tornerà a parlare di nuove emergenze vere nessuno ci crederà più”

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Genova. “Nonostante i numeri delle persone malate negli ospedali italiani abbiano toccato il punto più basso dall’inizio dell’epidemia con meno di 70 soggetti rimasti in terapia intensiva e poco più 800 in tutti gli altri reparti ospedalieri, la comunicazione sulla situazione del COVID in Italia continua ad essere negativa, allarmistica e catastrofista”.
L’attacco contro il mondo dell’informazione arriva dal direttore di Infettivologia dell’ospedale San Martino di Genova Matteo Bassetti direttamente sulla sua pagina Facebook.

“Molti quotidiani sottolineano che ci sono ancora troppi focolai e che l’epidemia in molte regioni sembra incontrollata. Ma chi è che si assume la responsabilità di dare queste notizie?” dice Bassetti che ribatte: “Non è vero! Ci sono nuovi contagi che per la maggioranza riguardano casi di importazione dall’estero e moltissimi tamponi con bassissima carica, i cosiddetti debolmente positivi”.

Il professore lamenta poi che “anziché dire al mondo intero che in Italia abbiamo fatto e stiamo facendo un ottimo lavoro, avendo ridotto significativamente la mortalità dei nostri malati curandoli meglio grazie ai nostri protocolli di trattamento, dimettendone ogni giorno dagli ospedali al domicilio moltissimi e facendo il tracciamento con milioni di tamponi di nuove persone positive per isolarle ed evitare nuovi contagi, si continua a terrorizzare la popolazione e spaventare i nostri fratelli europei”.

“Continuare a dare numeri senza differenziare se si tratti di nuovi malati con sintomi, di nuovi ricoveri ospedalieri o di semplici contagiati asintomatici non ha alcun senso, se non quello di continuare con il grido “al lupo al lupo” prosegue Bassetti che avverte: “Il rischio è che quando poi, magari in futuro, si tornerà a parlare di nuove emergenze vere (che ci auguriamo tutti non si presenteranno, ma non ne abbiamo la certezza) nessuno ci crederà più”.

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