Genova. Una lunga carovana di tir, autotreni, furgoni e auto. Da Genova a Roma, con due obiettivi principali: il ministero dei trasporti e la sede di Autostrade per l’Italia. Per portare “il grido di dolore di cittadini disarmati rispetto all’isolamento del territorio, costretti a lavorare sobbarcandosi costi che non sono più sostenibili”, come spiega Giampaolo Botta di Spediporto.
La protesta del mondo economico ligure bloccato in coda dai cantieri in autostrada assume toni eclatanti. È stato scelto il 22 luglio per la manifestazione che vedrà riuniti trasportatori, spedizionieri, agenti marittimi, terminalisti, in pratica tutto il settore delle imprese legate al porto e alla logistica che scenderanno insieme nella capitale coi loro veicoli al seguito. Un “corteo” da record per denunciare a livello nazionale l’isolamento di un’intera regione.
“Siamo arrivati a un picco massimo di 2 milioni di perdita al giorno – spiega Giuseppe Tagnochetti, coordinatore ligure di TrasportoUnito che ha preso le redini dell’iniziativa -. Tente conto che alcune aziende rischiano la chiusura totale, siamo al disastro occupazionale. Partiremo con una trentina di camion insieme alle altre associazioni e andremo a farci sentire. Siamo arrabbiati con tutti, ma soprattutto con chi doveva controllare che Autostrade lavorasse in un certo modo”.
E cioè il ministero dei trasporti, che sarà probabilmente la destinazione finale del corteo anche se i dettagli organizzativi sono ancora da mettere a punto. Da valutare anche una tappa davanti alla sede di Autostrade e una deviazione a Saxa Rubra, sede centrale della Rai, per ottenere la maggiore visibilità mediatica possibile.
All’iniziativa hanno aderito diverse associazioni di settore tra cui Spediporto, Assagenti, Assiterminal, TrasportoUnito, Cna, Confartigianato, Confesercenti, Ascom e probabilmente Confindustria. Un “comitato” che rappresenta decine di migliaia di addetti (solo i trasportatori che gravitano su Genova sono circa 10mila) e che andrà a portare nelle sedi istituzionali la conta dei danni, una cifra che si espande giorno dopo giorno.
“La chiusura della A7 ai mezzi pesanti è per noi un danno enorme, calcolato non solo in termini di ore di lavoro non prodotte, perché l’attesa stessa per noi è una mancata produzione – prosegue Tagnochetti – ma anche in termini di allungamento del percorso. Un camion fa 3 chilometri con un litro di gasolio, percorrere 100 chilometri in più significa perdere 50 euro in un giorno. La città non è percorribile, tutta la distribuzione è ferma, in particolare i corrieri del freddo non riescono a rispettare i tempi di consegna perché è tutto bloccato. È un danno enorme”.
Intanto il fronte che vede uniti portuali, trasportatori e attività collegate sta preparando l’ennesimo esposto da presentare in Procura (che ha già aperto un fascicolo) per chiedere di accertare le responsabilità della situazione. “La pianificazione doveva essere fatta contemperando la sicurezza dei viadotti e delle gallerie con una tenuta del tessuto economico e della sicurezza stradale. I nostri autisti stanno derogando a molte regole del codice della strada, e questa è una precisa responsabilità politica”, conclude Tagnochetti.