Genova. “È evidente che questa situazione è molto peggio di quello che è stato il dopo ponte Morandi. I numeri non li abbiamo ancora messi insieme, ma la sensazione è questa”. A parlare è Giovanni Mondini, presidente genovese di Confindustria, che non sembra avere dubbi: il disastro del 14 agosto 2018, in proporzione, ha avuto sull’economia della Liguria un impatto meno grave del collasso trasportistico che si è verificato all’indomani del lockdown.
“Quello che ci preoccupa – spiega Mondini – è che si perdano clienti o fornitori. Quelli poi non sai se torneranno. Dopo la tragedia di ponte Morandi non ci avevano abbandonato, avevano capito la difficoltà, avevano capito che il ponte sarebbe stato ricostruito in breve tempo e hanno dato fiducia. Oggi non la danno più. Certo, ci sono tanti disagi, le merci ferme, è un problema grosso ma il problema maggiore è che la città ha perso credibilità“.
In tre parole: il danno di immagine. L’immagine di una regione che è rimasta ferma mentre tutto il Paese ingranava la marcia della ripartenza dopo un periodo di recessione che rimarrà scritto nei libri di storia. “C’è una fortissima asimmetria rispetto ad altri territori”, osserva Mondini. Le stime dell’associazione durante il picco della pandemia prefiguravano una riduzione del Pil intorno all’8%. Ora, con il caos delle autostrade finito alla ribalta nazionale, il timore è che l’effetto rimbalzo possa essere molto ridotto rispetto alle previsioni.
Tra pochi giorni arriverà l’indagine congiunturale sul primo semestre “che avrà numeri disastrosi”, preannuncia Mondini. I danni reali subiti dalle imprese per via della crisi infrastrutturale sono ancora indeterminati. “Non abbiamo nemmeno voglia di lanciare una raccolta dati rompendo le scatole alle aziende dopo quello che hanno passato – ammette il presidente di Confindustria – ma è certo che la situazione si sta evolvendo di male in peggio”.
Ed è così che il tanto pubblicizzato “modello Genova” diventa un boomerang a livello comunicativo. “Purtroppo l’inaugurazione del nuovo ponte verrà oscurata – sospira Mondini -. Sono due mesi che ne parliamo come modello per l’economia nazionale, oggi ci troviamo un’opera che dovrebbe essere motivo di orgoglio e rinascita e invece viene tutto rovinato. È giusto che si faccia la cerimonia per rispetto di chi ci ha lavorato, ma c’è una grande frustrazione. Questo è un modello Genova al contrario: una città irraggiungibile, un’isola. Fa tanta rabbia”.
Fa rabbia anzitutto agli operatori del turismo che hanno già registrato disdette e cali nelle prenotazioni proprio nella stagione che portava le maggiori speranze di ripresa. Ma fa rabbia anche al settore manifatturiero, alla logistica, al porto. “Per ora non abbiamo notizie di grandi commesse perse, ma i ritardi ci sono, l’evasione degli ordini è a rischio e c’è la paura che la clientela non reagirà bene”, conferma Mondini. Insomma, si vive con l’ansia del futuro. E si prova a condire il piatto amaro con una goccia di ottimismo: “Ne usciremo anche stavolta”.
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