Campo Ligure. Operazione completata con successo. La bomba della seconda guerra mondiale che ha paralizzato la valle Stura per una domenica intera è stata disinnescata e portata in una cava in val Varenna a Pegli per la distruzione totale.
Riaperta la autostrada A26 in entrambe le direzioni, riattivata la ferrovia. L’ultima ad essere riaperta è stata la provinciale del Turchino tra Masone e Rossiglione per consentire il trasporto delle persone anziane nella casa di riposo del paese.
Il via libera al rientro delle 1.400 persone evacuate e alla riapertura delle vie di comunicazione è arrivato intorno alle 17, al termine di una giornata campale con un intero comune svuotato dei suoi abitanti, dopo quasi sette ore di lavoro da parte del 32esimo reggimento genio guastatori di Fossano dell’esercito specializzato in questo tipo di operazioni.
“È andata meglio di quello che ci aspettavamo – è il commento a caldo del sindaco di Campo Ligure, Gianni Oliveri – Eravamo preoccupati per le tempistiche a rischio in caso di inconvenienti, ma l’esercito ha fatto un lavoro splendido. Tutto è andato alla perfezione, la popolazione ha risposto in modo adeguato. Chi è riuscito ha passato una giornata in serenità, la Croce Rossa ha fatto di tutto per intrattenere gli anziani. Massima soddisfazione, ma speriamo non ci tocchino altre operazioni come questa”.
Una mobilitazione imponente, con 70 uomini tra forze dell’ordine e volontari per l’assistenza alla popolazione e 30 militari per le operazioni di disinnesco, iniziata all’alba con l’evacuazione di una zona rossa di 660 metri di raggio. Il Comune ha predisposto due punti di raccolta, uno in piazzale Marconi nei pressi della stazione ferroviaria e uno in piazza San Sebastiano. Entrambi sono stati serviti con pullman messi a disposizione dall’Atp per il trasferimento verso Masone e Rossiglione.
Nell’area ex Ferriera di Rossiglione è stata allestita un’area con 40 posti letto e un ospedale da campo, alla Pro Loco di Masone sono state ospitate persone anziane non allettate, mentre nell’area ex Cerusa è stato predisposto un parcheggio da 100 posti auto. Nella zona gialla (raggio 1.820 metri) gli abitanti sono rimasti chiusi in casa con finestre chiuse e tapparelle abbassate.
Le operazioni sulla bomba sono iniziate alle 10.30, con mezz’ora di ritardo sul cronoprogramma, per consentire a quattro droni anti-sciacallaggio di mettersi in volo. Complessa la procedura di disinnesco: poiché una delle spolette era danneggiata non è stato possibile rimuoverla, quindi è stato necessario tagliare la parte corrispondente con un “cannone” in grado di sparare un getto di acqua e sabbia ad altissima pressione adatto a segare il metallo (qui l’approfondimento).
Poi è stata sezionata anche l’estremità opposta, quindi sono state distrutte le spolette. Parte dell’esplosivo è stato bruciato sul posto, il resto alla Edilcave in val Varenna. Esclusa l’ipotesi di far brillare l’ordigno proprio per la fragilità del territorio alle spalle di Pegli. Alle 18.00 si sono conlcuse le attività di bonifica con laneutralizzazione dell’ordigno con combustione. Sono state realizzate più strisciate e l’esplosivo distrutto per via pirica.
L’operazione è durata circa 8 ore ed ha visto impiegato più di 30 alpini, i quali hanno operato nelle varie fasi adottando tutte le necessarie cautele e la massima attenzione ai protocolli di sicurezza governativi legati al Covid-19. Gli specialisti del 32° Reggimento Genio Guastatori – che vantano una preziosa esperienza maturata anche nelle missioni all’estero – in questa prima metà del 2020 hanno effettuato oltre 50 interventi su ordigni di varia tipologia e pericolosità. Dal 2006 ad oggi, il reggimento ha effettuato più di 1500 interventi, bonificando oltre 4000 ordigni e proiettili di ogni calibro e dimensione.