Cronaca

“Vogliamo la scuola che non c’è”: bambini, studenti universitari e insegnanti in piazza a Genova per il diritto allo studio fotogallery

Il corteo organizzato dal collettivo universitario Come studio Genova è stato preceduto da assemblee e laboratori in piazza De Ferrari

Genova. Circa 300 persone tra bambini delle elementari, studenti medi e universitari, genitori e insegnanti sono scesi in piazza oggi a Genova per difendere il diritto all’istruzione e la scuola pubblica. “Vogliamo la scuola che non c’è” è uno degli slogan della manifestazione, per ricordare come la scuola e l’università come sono concepite oggi, non garantiscano il diritto all’istruzione, dai costi troppi alti ai mancati investimenti in personale ed edilizia scolastica, alla famigerata ed escludente dad, acronimo di didattica a distanza.

La protesta, organizzata del collettivo di studenti universitari Come Studio Genova ha visto la partecipazione di comitati e associazioni in difesa del “diritto allo studio come diritto costituzionale che in questo momento viene calpestato” spiega Federico Palacio, portavoce del collettivo.

Il nostro diritto a studiare non viene garantito e gli studenti stanno abbandonando i corsi visto che non possono pagare gli affitti perché gli studenti spesso lavorano nel settore della ristorazione che oggi è ripartito con il 40% in meno del personale e che fra l’altro impiega spesso lavoratori in nero o con contratti fasulli. Così gli studenti lavoratori, magari fuori sede non possono manco chiedere sussidi statali. e per questo hanno abbandonato gli studi o smesso di pagare gli affitti”.

Le rivendicazioni principali sono quindi quelle del “blocco degli affitti, dell’abolizione della terza rata universitaria, della fine della didattica a distanza e un massiccio investimento nell’edilizia scolastica”.

Anche rispetto alla riapertura dell’università resta al momento l’incertezza: “Chiediamo la riapertura gli spazi per gli studenti per garantire il diritto allo studio e la fine della dad che dimentica gli ultimi – spiega Sara Capaldini – come chi non ha una connessione internet o un cellulare. In questi mesi ci sono studenti che hanno ascoltato le lezioni dal cellulare con la connessioni dati e queste cose non possono più accadere. Tutte le persone in difficoltà devono essere messe in condizione di studiare subito”.

Il tema del diritto all’istruzione strettamente collegato agli investimenti nella scuola come nella sanità è stato affrontato nel pomeriggio in piazza De Ferrari dove si sono svolte assemblee e giochi per bambini per illustrare le difficoltà e gli ostacoli che ragazzi e famiglie devono affrontare per veder garantire diritti primari. Intorno alle 17.30 è partito il corteo che si è fermato sotto la sede dell’ente ligure per il diritto allo studio Aliseo in via San Vincenzo e si è chiuso in piazza della Vittoria.

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