Genova. Tutto pronto o quasi per l’avvio della sperimentazione dell’app Immuni che consentirà in teoria, se venisse scaricata da un sufficiente numero di cittadini (si parla di almeno la metà della popolazione), di contenere una possibile recrudescenza dei contagi da Covid e aiutare nella fase due.
Seppur tra polemiche e qualche ritardo la app dovrebbe essere disponibile da questo pomeriggio sugli store Apple e Google play pronta per essere scaricata. La sperimentazione partirà dal 3 giugno in quattro Regioni: Liguria, Puglia, Abruzzo e Marche. Non si sa quanto durerà, potrebbe essere questione di pochi giorni poi sarà estesa a tutti ma sarà sempre volontaria.
Il governatore Toti: “Noi pronti, il governo no”
“La Liguria è pronta, per la verità è il governo che non è pronto. Manca ancora tutto il piano di formazione del personale che dovrà interagire con questa app. Penso ai medici di base, agli uffici di prevenzione, ai sistemi informatici regionali, ai check di controllo e pre-triage degli ospedali. Senza entrare nel merito, questa è un’app che funziona se i cittadini la scaricheranno e se il sistema sanitario delle Regioni sarà adeguatamente formato” commenta il governatore ligure Giovanni Toti che a differenza della sua vice, l’assessore Sonia Viale, ha accolto favorevolmente la sperimentazione. “Stamattina c’era una riunione tecnica decisa ieri con Alisa, Liguria Digitale e il ministero della salute – ha spiegato il governatore – non appena saremo pronti per farla partire in modo corretto e chiaro ci saremo. Non credo che le fughe in avanti servano a nessuno”.
Come funziona Immuni
Una volta installata la app basterà inserire pochi dati, come il proprio Comune di residenza, e il sistema funzionerà in automatico: saranno gli stessi smartphone sui quali è installata a scambiarsi codici generati automaticamente e in maniera anonima in modo da poter risalire a chi è a rischio nel caso qualcuno risulti poi contagiato quando si troveranno a una distanza inferiore a un metro. Se una persona risulterà positiva al coronavirus l’Asl di riferimento farà partire un messaggio di allerta su tutti i telefoni di coloro che sono venuti a contatto, anche in maniera inconsapevole, con il contagiato.
La privacy
E’ la questione che ha suscitato parecchie polemiche in queste settimane e che, di fatto, potrebbe far fallire tutto il sistema. Ma il rispetto della privacy c’è: i dati raccolti saranno conservati sui singoli dispositivi e non su un server centrale. Il sistema non traccerà gli spostamenti ma solo i contatti di prossimità tra smartphone e i dati raccolti potranno essere condivisi solo con l’autorizzazione del proprietario dello smartphone. Infine, tutti i dati raccolti e condivisi con il server centrale, gestito da Sogei, saranno cancellati entro dicembre 2020.
Il via libera del Garante
Nel pomeriggio è arrivato il via libera del garante della Privacy: “Sulla base della valutazione d’impatto trasmessa dal ministero – spiega in Garante in una nota – il trattamento di dati personali effettuato nell’ambito del Sistema può essere considerato proporzionato, essendo state previste misure volte a garantire in misura sufficiente il rispetto dei diritti e le libertà degli interessati, che attenuano i rischi che potrebbero derivare da trattamento”. Considerati “la complessità del sistema di allerta e del numero dei soggetti potenzialmente coinvolti”, il Garante ha comunque indicato “una serie di misure volte a rafforzare la sicurezza dei dati delle persone che scaricheranno la app. Tali misure potranno essere adottate nell’ambito della sperimentazione”, in modo da “garantire che nella fase di attuazione ogni residua criticità sia risolta”