Rapallo. La direttrice del porto turistico Carlo Riva di Rapallo, Marina Scarpino, e il presidente del consiglio d’amministrazione Andrea Dall’Asta sono da questa mattina agli arresti domiciliari a seguito degli sviluppo dell’inchiesta sullo smaltimento delle imbarcazioni affondate o danneggiate durante la mareggiata dell’ottobre 2018 che colpì Rapallo.
L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dall’ufficio Gip del Tribunale di Genova nei confronti di nove persone su tutto il territorio nazionale, ed eseguita questa mattina dai carabinieri, con l’operazione “Caronte” scattata all’alba.
Secondo gli inquirenti, gli indagati si sarebbero avvalsi di aziende collegate alla criminalità organizzata per smaltire a costo inferiore gli yacht distrutti dalla furia del mare che ostruivano la rada del porto di Rapallo. Contestualmente i militari hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo ai fini della confisca di oltre 3,5 milioni di euro per i vari reati anche aggravati quindi da metodo mafioso.
La misura cautelare è stata emessa a carico di sette uomini e due donne, alcuni gravati da precedenti di polizia, tra cui imprenditori, avvocati e professionisti nel settore della nautica ritenuti a vario titolo coinvolti nel trasporto, stoccaggio, gestione e smaltimento illecito di rifiuti relativi alle imbarcazioni distrutte dalla mareggiata epocale che ha colpito la città di Rapallo il 29-30 ottobre 2018 allorquando 435 imbarcazioni vennero distrutte o affondate dai marosi.
Gli stessi avevano posto in essere un elaborato sistema di gestione illecita di rifiuti non curante del pericolo ambientale connesso all’inquinamento dello specchio acqueo di Rapallo e di due Siti di Interesse Regionale (S.I.R) nella Provincia di Massa Carrara, con un ricavo di oltre 3 milioni di euro, movimentando e gestendo circa 670 tonnellate di rifiuti non tracciati.
Ruolo determinante nell’attività illecita era rivestito da soggetto napoletano, pregiudicato, il quale avvalendosi del metodo mafioso e millantando contatti con soggetti appartenenti alla camorra e alla ndrangheta, aveva promosso e gestito l’intera filiera illecita con l’intento di penetrare il tessuto imprenditoriale ligure nel settore della nautica.