Genova. Mascherine sul volto, cartelli fatti a mano con cartone e pennarelli – come si è visto in piazza ultimamente nelle manifestazioni di Fridays For Future – 5 minuti di silenzio, in ginocchio, e un megafono per cantare a cappella le canzoni della tradizione nera ma anche raccontare storie concrete per la manifestazione #blacklivesmatter organizzata questa mattina a Genova tra via XX Settembre e Caricamento per dire no al razzismo e ricordare la morte di George Floyd, l’uomo ucciso a Minneapolis da un poliziotto che per 8 minuti e 46 secondi gli ha puntato sul petto un ginocchio fino a soffocarlo.
Poi di nuovo in piazza, nel pomeriggio, un’altra manifestazione gemella e diversa – entrambe sono state organizzate e promosse via social da alcune studentesse e attiviste – decine di ragazzi si sono seduti in piazza De Ferrari, dove si trova la sede del consolato Usa (oggi chiuso) per ricordare le vittime americane e quelle nel resto del mondo – tra cui Stefano Cucchi – di azioni delle forze dell’ordine. Anche questa manifestazione è stata pacifica e ha rispettato le norme contro la diffusione del coronavirus.
Mentre negli Stati Uniti si susseguono le manifestazioni, includendo negli slogan di piazza i nomi di altri neri uccisi dalle forze dell’ordine (come Breonna Taylor e Ahmaud Arbery) anche nel capoluogo ligure, i tanti giovani che sono scesi in piazza, hanno dimostrato con le loro testimonianze che il razzismo è realtà, purtroppo, nelle loro vite.

“Sono cresciuta a pasta al pesto, sono nata qui e ho fatto qui tutto il mio percorso di studi, ma se cammino per strada, nel 2020, trovo ancora sguardi di schifo”, racconta una ragazza nera in piazza Caricamento, dove la manifestazione si è conclusa.
Un suo coetaneo dice: “A scuola, nel luogo dove queste cose non dovrebbero accadere, un professore mi ha chiamato sporco negro”. Altri raccontano di dover affrontare pregiudizi verso le coppie miste o di dover spiegare, banalmente, che l’espressione “persona di colore” non ha alcun senso.
Stamani prima della “passeggiata” a Caricamento – così strutturata e non come corteo per non contravvenire alle norme anti-Covid – il momento più toccante: i ragazzi si sono inginocchiati con il pugno alzato sotto il ponte monumentale in via XX Settembre in segno di cordoglio per le vittime del razzismo: un gesto che in questi giorni sta diventando il simbolo della battaglia.