Genova. Un numero massimo di 15 persone alla volta e non più di due visitatori, o di un nucleo famigliare, all’interno di una stanza. E poi la misurazione della temperatura corporea all’ingresso, i bollini verdi o rossi posizionati sul pavimento, che spiegano quali sono i percorsi da fare, l’ingresso nei giorni di venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 18, che si può prenotare online, e questa è la modalità consigliata, anche se i biglietti potranno essere acquistati anche a Palazzo, ma solo se per la fascia oraria di riferimento non sarà raggiunto il numero massimo di affollamento consentito. La cultura genovese riapre e per farlo ha scelto Palazzo Bianco, con un percorso allestito al primo piano, che permette di riscoprire la storia del collezionismo genovese.
Nelle prime sale spiccano i nomi di Luca Cambiaso e del più anziano Giovan Battista Castello il Bergamasco, che rinnovarono i modi della pittura locale guardando ai modelli centro-italiani di matrice michelangiolesca e raffaellesca; tra le successive opere di primo Seicento si segnalano le due pale di Bernardo Castello e Giovan Battista Paggi raffiguranti la Madonna col Bambino che proteggono la città di Genova, il porto e la Lanterna.
Nelle sale affacciate sul giardino di Palazzo Bianco sono esposti i grandi capolavori della collezione Brignole-Sale della quadreria di Palazzo Rosso: dalla tavola di Palma il Vecchio con la Sacra Conversazione, all’olio su rame di Ludovico Carracci, dipinto a Bologna nel 1602, alle celebri tele di Giovan Francesco Barbieri detto Guercino – la Cleopatra e il Dio Padre con angioletto – e Guido Reni – il San Sebastiano. Seguono un prezioso rame di Orazio Gentileschi, la tela con Clorinda libera Olindo e Sofronia dal rogo di Mattia Preti, il Ritratto di Geronima Brignole-Sale con la figlia Aurelia di Anton Van Dyck, e altri quadri di Grechetto e Bernardo Strozzi, come la celeberrima Cuoca.
Il percorso proposto ai visitatori, attraverso il giardino della dimora, prosegue poi nella sala dei veneti del Cinquecento con i capolavori di Paolo Caliari detto Veronese e di Paris Bordon: di Veronese sono esposte la Giuditta con la testa di Oloferne, databile al 1580, la grande tela firmata con la Crocifissione, proveniente dalla chiesa genovese (oggi distrutta) dei Santi Giacomo e Filippo e la splendida Susanna e i vecchioni, documentata a Genova già a partire dal XVIII secolo e già parte delle raccolte del più grande collezionista spagnolo del ‘600, il marchese del Carpio, ambasciatore a Roma e Viceré di Napoli. Conclude la visita la sala dedicata a Caravaggio e ai caravaggeschi, con l’Ecce Homo del Merisi, con il David con la testa di Golia di Simon Vouet e la Salomè con la testa del Battista di Mathias Stomer.
“Finalmente torniamo a rivedere i nostri capolavori – ha detto l’assessore alla cultura del Comune di Genova, Barbara Grosso – si tratta della prima partenza, domani riapre il museo di Storia Naturale, e valuteremo richieste e numero di ingressi per poi lavorare sulle prossime aperture”.