Genova. In Liguria i lavoratori domestici sono sempre più italiani e sempre meno stranieri. È il dato che emerge dall’ultimo aggiornamento statistico dell’Inps su colf, badanti e baby sitter che fotografa nella nostra regione una situazione molto simile a quella italiana: dal 2017 al 2019 la composizione di italiani nel settore è cresciuta dal 26,09% al 28,11%. E lo stesso accade a livello nazionale, con percentuali lievemente più elevate.
La Liguria, con i suoi 29.458 lavoratori domestici censiti l’anno scorso, è la regione del Nord Ovest con la più alta concentrazione in rapporto alla popolazione: in pratica quasi il 2% della popolazione lavora come colf, badante o baby sitter. Quasi 30mila persone, per la maggior parte straniere (in tutto 21.177, l’anno prima erano 21.433) ma quasi per un terzo italiane (8.281, erano 8.150). Il tasso di crescita degli italiani (1,6%) supera la diminuzione degli stranieri (0,99%) cosicché il numero complessivo risulti in aumento rispetto al 2019.
Un fenomeno che si potrebbe spiegare in due modi: da una parte alcune comunità etniche di immigrati che tradizionalmente si sono avvicinate a queste professioni (il Sud America, ma anche l’Europa dell’Est) stanno registrando diversi ritorni in patria, dall’altra molti giovani italiani – soprattutto ragazze – prestano servizio come babysitter e gradualmente iniziano a emergere dal lavoro nero, andando perciò a pesare sulle statistiche.
“Per noi è sempre un dato positivo perché significa che gli italiani vedono questo settore come una risorsa economica – spiega Teresa Benvenuto, segretaria nazionale di Assindatcolf – anche perché la popolazione invecchia e ha sempre più bisogno di assistenza, senza dover andare per forza in strutture lontano da casa. In Liguria questa caratteristica è ancora più evidente”.
Secondo l’associazione, però, la diminuzione degli stranieri è frutto di una tendenza ben più preoccupante: “Purtroppo stiamo registrando una transizione sempre maggiore degli stranieri dal lavoro regolare al lavoro nero – continua Benvenuto -. La regolarizzazione da parte del Governo è stata un importante passo perché ha dato la possibilità di emergere, ma non basta. Noi puntiamo a dire che al datore di lavoro conviene offrire un posto in regola piuttosto che una situazione di irregolarità. È una battaglia che continueremo a portare avanti”.
Analizzando a livello nazionale i dati dei lavoratori domestici per tipologia di rapporto e zona geografica di provenienza, è evidente una prevalenza di colf che costituiscono nel 2019 circa il 52,0% del totale dei lavoratori. Tra i lavoratori provenienti dall’Europa dell’Est, dall’Asia Medio-Orientale e dall’Africa del Nord prevalgono invece i badanti. E anche in questo campo è significativo l’incremento di lavoratori di nazionalità italiana (+4,5%).
Si tratta comunque di uno dei pochi settori in cui le femmine hanno una retribuzione più alta rispetto ai maschi. Sotto i 5mila euro l’anno si colloca infatti il 42,4% dei domestici maschi contro il 40,1% delle femmine. Nel 2019 la maggior parte dei lavoratori domestici ha una retribuzione annua dai 13.000 euro in poi (91.840 lavoratori pari al 10,8% del totale). La stessa situazione si verifica sia per le femmine (10,7%) che per i maschi (11,9%).