Genova. “Il caos del traffico causato dalla chiusura del tratto urbano della A10 ha evidenziato ancora una volta quello che ambientalisti e comitati di cittadini – supportati in questo dai dati forniti da ASPI stessa – dicono da anni, ovvero che la gronda è sostanzialmente priva di utilità trasportistica in quanto la grandissima parte del traffico autostradale (80%) è interno o di scambio col territorio genovese”. Lo dicono oggi, alla luce dell’ennesima giornata di caos sulle autostrade e strade del nodo genovese, diverse associazioni ammbientaliste e di cittadini che si occupano di mobilità, ma non solo. Tra queste Wwf, Fridays For Future, SìTram, MobiGe e Famiglie Senz’Auto e L’Altra Liguria.
“Il traffico è fatto cioè da chi utilizza l’autostrada come strada di scorrimento veloce per spostarsi all’interno del nodo o per giungervi. La gronda, per la sua stessa natura, andrebbe quindi ad intercettare sostanzialmente solo il traffico di attraversamento (il 20% appunto) risultando per cui del tutto inappropriata rispetto al problema che vorrebbe risolvere”, dicono.
“E l’altra cosa che il caos ha evidenziato e sta evidenziando, è che essendo traffico interno o di scambio, in una logica di sostenibilità ambientale e di riduzione di emissioni della CO2, cui tutti a parole dicono di voler aderire, occorre intervenire fornendo un sistema di trasporto pubblico adeguato a rispondere alla domanda di mobilità, non certo pensare di continuare a ragionare come se fossimo negli ‘60 del secolo scorso e nel mito della motorizzazione privata, immaginando ancora nuove strade dai costi miliardari”, si legge nella nota.
“Resta il fatto che ancora a giugno inoltrato ci troviamo ad un’offerta di trasporto pubblico (gomma e ferro) a malapena (nel caso della gomma) e al di sotto (nel caso del ferro) dell’offerta “pre-covid”. E questo nonostante oltre un mese fa decine di associazioni genovesi abbiano inviato una lettera all’amministrazione comunale in cui ponevano al primo punto delle priorità per la fase 2 l’incremento sopra i livelli ordinari pre-covid dell’offerta di TPL, facendo girare tutti i bus a disposizione, richiesta che non è stata presa minimamente in considerazione. E ci chiediamo: non erano forse informate Regione e Comune di Genova dei lavori in corso sulla A10? Perché non hanno provveduto con urgenza a rinforzare il servizio di trasporto pubblico, bus e treni, per cercare di ovviare all’inevitabile caos che sarebbe sorto nel momento in cui i veicoli si fossero riversati sulle strade?”
“Sia come sia e senza recriminare sul passato recente non gestito al meglio, rimane il punto sulle cose da fare. Sicuramente la sicurezza è una priorità e quindi i lavori devono andare avanti, se possibile con una programmazione più accorta e favorendo l’uso dell’autostrada per i mezzi pesanti in modo che non percorrano le vie cittadine. Per i veicoli leggeri, l’urgenza e la priorità è avere più trasporto pubblico. Il Comune di Genova provveda a ri-tracciare quelle corsie gialle che sono state tolte nel recente passato ed a tracciare quelle che sono previste nel PUMS e pianificate dagli uffici comunali per consentire l’aumento della velocità commerciale dei bus e quindi aver più servizio a parità di costo”.
“Tutto questo può essere fatto – letteralmente – dall’oggi al domani, e senza bisogno di risorse aggiuntive. La Regione Liguria intervenga presso Trenitalia al fine di un incremento del servizio ferroviario offerto nell’area metropolitana genovese su tutte le direttrici: da quella costiera, a quella della Genova-Busalla-Isola del Cantone alla Genova–Acqui Terme, per arrivare non solo all’offerta ordinaria dell’epoca pre-covid, ma ad un’offerta di servizio superiore a quella del passato che veda innanzitutto coperti gli annosi buchi d’orario presenti da tempo, offrendo inoltre maggiore disponibilità di posti, per garantire il distanziamento”.
“Le risorse aggiuntive necessarie esistono già; la Regione Liguria ha firmato un Contratto di Servizio che garantisce significativi utili a Trenitalia, e quindi questa azienda pubblica non avrà difficoltà a “restituire” parte di questi al territorio che li ha generati. Il Comune di Genova e la Città Metropolitana intervengano per incrementare l’offerta di servizio di AMT e ATP come già successo dopo il crollo del Ponte Morandi. Del tutto fuori luogo – ovviamente – l’introduzione dell’orario “estivo” (cioè ridotto) da parte di AMT”.
“Per la copertura economica del maggior servizio si dovrà chiedere conto anche questa volta ad ASPI, visto che l’attuale crisi deriva da anni di mancata attività di manutenzione: un extra costo dei lavori responsabilità del Concessionario. In conclusione, il caos di questi giorni dimostra non solo l’inutilità della gronda e la necessità assoluta di più trasporto pubblico per la città, ma anche che il Comune di Genova riformuli la richiesta di finanziamento al MIT, questa volta orientata sul tram e con un diverso modello di tpl (non più basato su interscambi forzati e dannosi e con l’obiettivo di ridurre 1 milione di km) che abbia come obiettivo l’incremento del servizio”.
Rincara la dose Altra Liguria l’associazione L’Altra Liguria Genova: “Qua e ora servono scelte politiche, che non possono essere quelle di costruire infrastrutture che potremo avere, forse, tra dieci anni – scrivono in una lettera apera – Data la situazione drammatica, testimoniata dalle tante immagini che mostrano bus sovraffollati, migliorare il trasporto pubblico, e disincentivare l’uso dell’auto, non può essere più rimandato. Certo, questo implica che, anziché aprire supermercati, si facciano parcheggi di interscambio; che, anziché permettere ai TIR di passare dove non devono e alle macchine di girare e sostare dove vogliono, si facciano controlli serrati e si posizionino dissuasori; che, anziché pensare a grandi opere, si pensi a far viaggiare più bus e treni.Tutte cose che farebbero un gran bene alla nostra qualità di vita ed al futuro dei nostri figli e nipoti”.