Genova. “Il problema vero è che i lavori sulle autostrade liguri dureranno per cinque, sei, sette anni. Dopodiché bisognerà rifare le volte delle gallerie e se nel frattempo non ci sarà la Gronda si rischia una paralisi di due anni con la chiusura del tratto genovese senza possibilità di comunicare al di fuori”.
A sostenere questa tesi è Edoardo Rixi, deputato nonché segretario ligure della Lega ed ex viceministro del governo gialloverde. Che oggi si unisce al coro di accusa di Toti e del centrodestra regionale riunito contro il ministero dei trasporti a guida Pd contro cui il governatore ha ingaggiato ormai una personale battaglia a partire dai pesanti disagi alla viabilità subiti per via di ispezioni e cantieri.
“E’ un anno che predichiamo ma il governo non ci ha dato retta – incalza Rixi – La Gronda va sbloccata immediatamente, il ministro De Micheli ha detto che la avrebbe sbloccata entro dicembre. Basta una firma e il cantiere può partire in dieci giorni. Per costruirla ci vorranno sei anni. Se non sarà finita e inaugurata prima che le gallerie e i viadotti arrivino al collasso, rischiamo di vivere altre situazioni come ponte Morandi”.
De Micheli nel corso dell’ultima visita a Genova ha ripetuto il mantra che prima fu di Toninelli (di cui Rixi era vice): “Lo sblocco della Gronda dipende dall’esito della procedura sulla revoca della concessione“. Ma il segretario leghista contesta questa impostazione: “Secondo me la deve costruire Aspi, dopodiché non vuole dire che non si possa revocare la concessione. Le due cose non c’entrano nulla”.
“Uno degli impegni” che Autostrade si è assunta nel piano 2019-2029, spiega ancora Rixi, “sono i 14,6 miliardi di investimenti, che non sono ricavi ma oneri. Non penso che chi ha avuto colpe nella mancanza di manutenzione possa pensare di non mantenere almeno quegli impegni. Oggi Aspi non sta spendendo quei soldi perché il Governo non glieli fa spendere. L’unica cosa sbloccata, casualmente prima delle elezioni in Emilia, è stata la circonvallazione di Bologna per 700 milioni”.
Intanto ieri il presidente Toti, dopo aver dichiarato che sarebbe stato pronto a chiedere i danni al ministero, ha effettivamente scritto a Paola De Micheli chiedendo di presentare “entro e non oltre martedì 16 giugno un piano complessivo di interventi che garantisca una piena tutela del diritto ad una mobilità in piena sicurezza”, ma “con riserva di intraprendere tutte le azioni, anche legali e risarcitorie, comprensive dei danni economici e di immagine, nei confronti sia del Mit sia della società concessionaria”.