Le indagini

Associazione a delinquere, estorsione e violenza privata: indagati una quindicina di ultrà rossoblu

Tra loro Massimo Leopizzi e Artur Marashi . Pressioni sulla squadra, sull'ex allenatore Gasperini. Ipotesi di estorsione nei confronti di Preziosi

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Genova. Una quindicina di ultrà del Genoa sono indagati dalla procura di Genova per associazione a delinquere, estorsioni, violenza privata e intestazioni fittizie. Tra loro ci sono alcuni capi storici della Nord: Massimo Leopizzi, Artur Marashi e Davide Traverso.

Secondo quanto ricostruito dalla Procura, che sta inviando in queste ore avvisi di garanzia, il gruppo avrebbe estorto denaro ma anche altre utilità al presidente della squadra rossoblù Enrico Preziosi in cambio di una “pace” della tifoseria organizzata. L’indagine della squadra mobile ricopre un arco temporale dal 2005 a oggi.

Nell’inchiesta ci sarebbero riferimenti a episodi di violenza fisica e psicologica, verificatisi sia dentro sia fuori dallo stadio e fuori, nei confronti dei giocatori, della società ma anche di altra parte della tifoseria in disaccordo con la linea della Brigata Speloncia di cui il capo è proprio Leopizzi.

Già nel 2017 il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi era stato sentito in commissione antimafia sulle violenze della tifoseria organizzata e aveva parlato di “di nutrita presenza di pregiudicati ed esponenti della malavita nel tifo organizzato del Genoa calcio” e di “comportamenti che si avvicinano molto a quelle delle organizzazioni di tipo mafioso”.

Cozzi aveva fatto riferimento all’episodio dei giocatori rossoblù costretti a togliersi le maglie da un gruppo di tifosi nel corso di Genoa-Siena nel 2012, delle armi e droga sequestrati a un tifoso che li nascondeva in un garage per conto di qualcuno e anche degli scontri delle tifoserie rivali oltre che dell’inchiesta sui ricatti subiti dall’ex allenatore Gasperini e dalla società.

Secondo la procura, una parte della tifoseria avrebbe ricattato l’allora allenatore con minacce di contestazioni e pressioni. Fra gli episodi presi in considerazione dagli agenti della squadra mobile c’era il litigio consumato tra ultrà e Gasperini sulla presenza negata di alcuni calciatori simbolo della squadra ai raduni dei club.

In base a quanto ricostruito dagli investigatori la cifra pagata dal Genoa a Leopizzi e soci in cambio della “pace” nello stadio ammonterebbe a oltre 300 mila euro, versati dal 2010 al 2017. I versamenti avvenivano per prestazioni mai avvenute da una società che a sua volta girava i bonifici a una seconda società. La prima società è la “4 any job”, in cui lavorava Sergio Lagomarsino (già noto per associazione a delinquere finalizzata alla prostituzione) e la seconda è la Sicurart, i cui soci erano Marashi e l’avvocato Riccardo Caramello. Le due aziende si occupano di fornire steward ai club genovesi per sorvegliare gli stadi. Entrambe erano finite nel mirino dei carabinieri perché avrebbero impiegato persone pregiudicate.

La procura aveva chiesto l’arresto per otto dei 15 indagati ma il gip lo ha respinto. Il pubblico ministero Francesca Rombolà ha fatto appello e nelle prossime settimane verrà fissato l’appello davanti al Riesame. Secondo l’accusa, l’associazione avrebbe ricattato la società e avrebbe compiuto atti di violenza dal 2005 fino a qualche mese fa.

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