Genova. Nel giorno del ricordo dei fatti del 30 giugno 1960, quando la mobilitazione popolare impedì lo svolgersi del congresso dell’Msi, e a trent’anni dalla morte di Sandro Pertini Anpi e Camera del lavoro hanno reso omaggio al presidente-partigiano con una corona d’alloro deposta nell’omonima piazza accanto a De Ferrari.
E l’Anpi, con la Cgil, rinnova oggi la richiesta alla Regione Liguria: “Pertini è stato uno dei maggiori dirigenti della Resistenza in Italia – ricorda il presidente provinciale dell’Anpi Massimo Bisca – è stato presidente della Camera, parlamentare ligure, presidente della Repubblica senza dimenticare quello che ha fatto non solo nel Sessanta ma anche quanto è stato vicino a genovesi e liguri quando fu ucciso Guido Rossa. Quindi chiediamo alla Regione Liguria di ricordarlo non a parole ma con un atto concreto che è quello di dedicargli la sala del consiglio regionale per sottolineare in questo modo il ruolo fondamentale che ha avuto nella storia del Paese e della nostra Regione”.
Bisca nell’anniversario del 30 giugno ribadisce la necessità di “ripartire da quegli ideali per affrontare situazioni che oggi il nostro Paese vive in particolare la nostra Regione e la nostra città. Quando si parla di solidarietà, comunanza e identità se non partiamo da quei valori si fa poca strada oppure si fanno dei passi indietro”. Cosa rimane di quella storia? “Le radici, i valori – aggiunge il presidente Anpi – l’antifascismo, la democrazia, la difesa della costituzione e l’applicazione di quella carta che portò anche i piazza i giovani in quel 30 giugno del 1960”.
Per il segretario della Camera del lavoro Igor Magni l’antifascismo è strettamente connesso al tema del lavoro: “Nella storia di questa città furono i lavoratori, gli operai che tennero saldamente la barra a dritta di quella che era la difesa della nostra Costituzione e dei valori fondamentali democratici del Paese e noi dobbiamo ritrovare quello spirito”.
“Proprio il 30 giugno del 1960 – ricorda Magni – ci fu una sorta di saldatura tra i lavoratori più anziani, quelli che avevano fatto la Resistenza, e i lavoratori più giovani che si affacciavano al mondo del lavoro e chiedevano nuovi diritti ma che volvano anche continuare quella battaglia che fu dei loro padri e che hanno portato avanti quella battaglia fino ad oggi”. Per questo oggi per il segretario della Cgil “c’è un grande bisogno di riaffermare quei principi ma c’è anche un grande bisogno di mantenere al centro della discussione il lavoro perché attraverso il lavoro riusciremo ad affermare quei diritti ma soprattutto riusciremo a far ripartire il Paese. E’ bene che tutti se lo mettano in testa perché vedo che ancora troppi pensano, dopo quello che è accaduto con il Covid, di scaricare i costi di questa crisi sui lavoratori e sul lavoro. Se qualcuno pensa che questa sia un’occasione per togliere alcuni diritti ai lavoratori si sbaglia di grosso”.
Nel suo discorso Massimo Bisca ha anche fatto riferimento alla necessità di ripulire la targa “da un presunto generale che è stato qui” ha detto in riferimento alla manifestazione dell’ex generale Pappalardo di un paio di settimane fa: “Questa è la vera piazza” ha concluso.