Genova. Come aveva annunciato ieri il segretario genovese della Fiom Bruno Manganaro ha consegnato al procuratore Francesco Cozzi e al procuratore aggiunto Francesco Pinto l’esposto della Fiom sull’utilizzo illegittimo della cassa-Covid da parte di Arcelor Mittal. “La procura ha ascoltato con interesse le ragioni dell’esposto. Saranno loro a fare le valutazioni ma per noi un’azienda che per ben due volte chiede alla Prefettura di ripartire anche in deroga ai codici Ateco, perché le linee di produzione non riguardavano solo la latta per l’alimentare, e dopo due settimane riapre una nuova cassa, sta utilizzando in modo improprio soldi pubblici”.
Per la Fiom l’obiettivo di Mittal è “risparmiare perché la cassa Covi consente all’azienda di spendere meno rispetto a una cassa ordinaria e di non incappare in eventuali verifica da parte dell’Inps come avviene nelle richieste di cassa ordinaria”.
Per questo l’esposto sarà ora inviato in copia, con una lettera di accompagnamento, anche a Inps e Ispettorato del lavoro. Contestualmente tramite il supporto dei sindacati, i lavoratori genovesi che hanno ricevuto le lettere le stando contestando all’azienda: “In ciascuna contestazione – spiega ancora Manganaro – il lavoratore contesta il fatto di essere stato messo in cassa integrazione senza una legge che lo consenta visto che il decreto rilancio non è ancora stato pubblicato in Gazzetta e si dice pronto a rientrare al lavoro”.
Dopo l’assemblea di stamattina i sindacati restano uniti nell’attaccare le scelte dell’azienda: “Dopo la chiusura da parte dell’azienda alla mediazione proposta dai sindacati nell’incontro di ieri in Prefettura e ancora più chiaro il messaggio, ArcelorMittal vuole usare la pandemia per disimpegnarsi smembrando la siderurgia in Italia – dice il segretario Fim Cisl Alessandro Vella – che è la spina dorsale della nostra industria, non permetteremo che la crisi sanitaria diventi una crisi sociale perché qualcuno non si assume le proprie re responsabilità e non rispetta gli impegni sottoscritti”.
Vista la chiusura di Mittal alla proposta di mediazione – spiega il segretario della Uilm Antonio Apa – siamo costretti a continuare la mobilitazione che verrà articolata in due modi: non fare uscire le merci dalla fabbrica e impostare uno sciopero a scacchiera in modo da bloccare la produzione”.
Dopo l’avvio della protesta partita ieri da Genova con il primo corteo di operai della fase 2, oggi la protesta si è estesa allo stabilimento di Novi che sta bloccando le merci in uscita. Anche i lavoratori di Taranto hanno deciso di scendere in piazza, lo faranno con un presidio indetto per venerdì 22 maggio.