Genova. Anche gli addetti alla ristorazione scolastica e universitaria scendono in piazza a Genova in una settimana fitta per quanto riguarda le proteste e lo fanno per la prima volta dalla fine del lockdown: questo venerdì 22 maggio saranno a De Ferrari per una manifestazione in cui, assicurano i sindacati, verranno garantite distanze di sicurezza e utilizzo di dispositivi di protezione.
I lavoratori, per lo più donne, monoreddito e part-time involontari, sono ormai da tre mesi senza stipendio e la prospettiva è di continuare così per altri 3, sino a metà settembre, per quando è prevista una ripartenza ancora incerta.
Alla base della protesta, cui partecipano i dipendenti delle ditte Ladisa, La Cascina, Vivenda, Elior, Pedevilla e tutte le aziende in subappalto per il trasporto pasti, la difficile situazione economica in cui si trovano: ancora nessun ammortizzatore sociale (cassa integrazione), ritardi nel pagamento diretto da parte dell’Inps, incertezza sul futuro.
“Chiediamo con forza alle aziende e alle istituzioni di farsi carico della situazione e di trovare soluzioni – si legge in una nota di Filcams Cgil – nel pomeriggio di venerdì è previsto il tavolo tecnico da noi richiesto con il Comune di Genova, le aziende e le Direzioni Scolastiche, finalizzato a creare le condizioni per far ripartire le mense scolastiche genovesi la cui stessa esistenza rischia di essere minacciata dall’emergenza Covid. Sulle mense Universitarie, attendiamo dalla Regione un percorso strutturato. Nel frattempo, riteniamo che aziende e istituzioni osservino attraverso i volti e le voci degli stessi lavoratori il disagio che da mesi esplicitiamo”.