Genova. Che quella di oggi non sia una riapertura “totale”, nonostante le semplificazioni giornalistiche e istituzionali, è apparso chiaro fin da stamattina. Quando il traffico è aumentato sì rispetto agli scorsi giorni, ma non certo ai livelli prima del lockdown. E così, mentre i bar del centro arrancano con clienti che ancora non si vedono, c’è chi ha deciso di tenere proprio chiusa la saracinesca. Come Enrico Opisso, titolare del Molly Malones di Multedo, un pub di ispirazione irlandese molto frequentato da chi abita a Ponente.
“Non è stata una decisione facile, l’abbiamo presa insieme a tutto lo staff – racconta -. A priori c’è la constatazione del fatto che queste linee guida lasciano troppo spazio all’interpretazione“. Ad esempio? “Non sappiamo se una persona che entra a chiedere da bere poi può stare in piedi all’interno del locale. Se uno si alza dal tavolo per andare in bagno deve mettersi la mascherina, ma se esce per fumare? E se qualcuno ha bevuto troppo e non osserva le regole, è comunque colpa mia? La mia paura è che coloro che vigileranno sul rispetto delle norme non siano preparati. E noi siamo preoccupati di prestare il fianco a possibili sanzioni”.
Sei dipendenti, tre in cucina e tre in sala, il Molly è stato uno dei primi locali a chiudere spontaneamente prima che arrivassero le avvisaglie del lockdown a marzo. “È una questione di coerenza – prosegue Opisso -. Avevamo deciso così con regole meno stringenti, ora che senso avrebbe aprire con queste imposizioni? Anche questo ci ha influenzati. La gente guarda e giudica, io sono sempre preoccupato che riesca a capire il mio modo di fare e di lavorare”.
Ma il vero “tasto dolente”, come lo definisce Enrico, è che i pub rischiano di finire snaturati con le regole del distanziamento sociale: “Da noi la gente viene per stare insieme, negli anni abbiamo fatto della condivisione sociale la nostra bandiera. Il pub muore se non c’è promiscuità, è questo lo spirito. Altrimenti una birra la puoi comprare al supermercato, un panino o un hamburger te li fai benissimo a casa”. L’unico modo di recuperare questa dimensione, per il Molly e per tutti gli altri locali nella stessa situazione, sarà usare gli spazi esterni. “Noi abbiamo un’area che usiamo di solito per le feste, potremmo spostare lì la nostra attività pur mantenendo le distanze, del resto si tratta di matematica”.
Una cosa però è certa: “Siamo obbligati a riaprire prima o poi. Ora stiamo un po’ alla finestra, vediamo cosa faranno gli altri, ma entro fine maggio dovremo trovare un modo – sospira Opisso -. Ai miei dipendenti ho allungato la cassa integrazione per garantire loro un po’ di reddito, ma hanno percepito solo la metà del mese di marzo. Io stesso ho ricevuto solo oggi il bonus da 600 euro. Purtroppo dovrò fare lo sbirro e controllare i clienti. Confido molto nell’amore dei clienti nei nostri confronti. Spero che mi comprendano”.