Genova. Hanno approfittato della coda al supermercato, in posta o in farmacia nelle vie del centro città per rivendicare “misure non più rimandabili” onde evitare di tornare a quella normalità fatta di ingiustizia e ineguaglianze.
Sono le attiviste e gli attivisti dei collettivi Aut Aut e Non una di meno, che questa mattina, armati di mascherine, cartelli appesi al collo, o borse della spesa personalizzate hanno rilanciato durante l’attesa richieste di carattere politico ed economico, in risposta ai provvedimenti delle istituzioni statali giudicati insufficienti per difendere la giustizia sociale.
“Dopo settimane di conferenze stampa del governo in diretta Facebook, di appelli paternalistici di sindaci e governatori ad assumerci la nostra responsabilità individuale per evitare il contagio, ancora non è stata data nessuna risposta istituzionale all’altezza della crisi che abbiamo di fronte – hanno spiegato gli organizzatori nella nota che ha lanciato l’iniziativa – Milioni di persone non sanno come pagare l’affitto, le bollette, fare la spesa, eppure si continuano a ipotizzare sussidi e contributi una tantum, che lasciano scoperte ampie fette della società. Anche per coloro che ne avrebbero già diritto, tarda ad arrivare la cassa integrazione a causa dei colpevoli ritardi delle Regioni, delle aziende e della burocrazia italiana”.
Secondo gli attivisti una soluzione ci sarebbe: “Lo diciamo da tempo, l’unica misura in grado di rispondere alle esigenze di un mondo del lavoro parcellizzato e precarizzato ed a quelle di una società con disuguaglianze sempre più marcate, sarebbe un reddito universale e incondizionato, una misura strutturale che permetterebbe a milioni di persone di uscire dalla povertà e affrontare le spese quotidiane senza doversi sottoporre al ricatto di salari da fame o orari di lavoro massacranti. Accanto ad esso andrebbe stabilito un salario minimo sotto il quale nessunx sia costretto a lavorare, per garantire ad ogni lavoratore e ad ogni lavoratrice condizioni di vita dignitose”.

Ovviamente al centro delle rivendicazioni, la sanità, la cui gestione anche politica mai come in questi mesi è stata messa a dura prova. “Scuola e sanità beni comuni” si legge in un cartello, ma anche la rivendicazione dei diritti delle donne: “Tutto sulle nostre spalle, il lavoro di cura a basso costo è quello delle donne” recita infatti la scritta su una sporta della spesa di una delle femministe di Non una di meno in coda alla Coop.
“Alle imprese la liquidità, a noi la carita” è scritto in un altro cartello che chiede il “reddito di quarantena universale e incondizionato”.