Dibattito

“Ponte Polcevera”, la proposta di Italia Nostra per il nuovo viadotto ancora senza nome

Toti vorrebbe chiamarlo "San Giorgio", ma negli ultimi giorni ha preso quota "Ponte Italia". E se invece fosse solo il Ponte di Genova?

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Genova. “Nessuna intitolazione, deve chiamarsi semplicemente Ponte Polcevera“. Anche l’associazione Italia Nostra entra nel dibattito sul nome che dovrà avere il nuovo viadotto già celebrato dall’Italia come simbolo di rinascita dopo il completamento dell’impalcato alla presenza del premier Conte il 28 aprile. Dunque solo il nome del torrente che solca quella vallata, perché “i toponimi sono custodi di antiche memorie“, spiega la segreteria in una nota. Un’idea all’insegna della sobrietà, comunque non nuova e probabilmente in posizione minoritaria rispetto alle proposte già sul tavolo.

Il sindaco-commissario Marco Bucci aveva annunciato un vero e proprio concorso pubblico per la scelta del nome, ma alla fine non se n’è fatto più nulla complice l’emergenza coronavirus che ha costretto a pensare a cose più importanti. Al presidente Giovanni Toti piacerebbe “San Giorgio“, preferenza espressa più volte in pubblico negli ultimi giorni e condivisa anche da Bucci, che lo scorso 15 febbraio alla manifestazione del gruppo Autostrade Chiare aveva lanciato per primo l’ipotesi augurandosi “un riferimento alla Repubblica di Genova”.

La scorsa settimana, nell’imminenza della cerimonia per l’ultimo varo, l’associazione Amici di Niccolò Paganini ha lanciato una raccolta firme per intitolare il viadotto al violinista genovese perché “il ponte collega idealmente Genova all’Europa e Paganini fu certamente uno dei primi grandi artisti davvero europeisti”. Non mancano le proposte relative ad altri cittadini illustri, tra cui Fabrizio De Andrè e Cristoforo Colombo, anche se per ora l’unica che gode di un sostegno “formale” è proprio quella che porta a Paganini.

Tuttavia è impossibile ignorare la forte connotazione nazionale con cui è stata celebrata la ricostruzione, soprattutto in questa settimana che ha visto accendersi le luci tricolori sul viadotto finalmente formato e l’inno di Mameli risuonare in tutta la città per iniziativa di Salini Impregilo. E così sta prendendo sempre più quota l’ipotesi “Ponte Italia” o “Ponte degli Italiani” per sottolineare ancora una volta che questa infrastruttura ricostruita così rapidamente può essere un segnale di ripartenza dopo l’emergenza.

Un’altra possibilità, più sobria e meno impegnativa, è quella di consacrarlo semplicemente come “il Ponte di Genova“, con la P maiuscola, un po’ come parliamo (e parlavamo, riferendoci al Morandi) del Ponte di Brooklyn citando un quartiere di New York. Denominazione che riprenderebbe quella del consorzio dei costruttori, PerGenova, che usa trasferire il proprio nome a quello del viadotto come titolo provvisorio.

Appaiono invece in netto svantaggio tutte le alternative basate sulla memoria della tragedia. Su tutti l’uso della data 14 agosto 2018, come anche i riferimenti alle “43 Vittime” o “Angeli” del Polcevera, proposti in maniera costante nel dibattito online. Ma l’assunto di base è che il nuovo ponte dovrà segnare un punto di ripartenza e non il ricordo di una catastrofe, funzione che sarà affidata al memoriale nel parco che sorgerà sotto i piloni.

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