Orizzonti confusi

Parte la Fase 2, il turismo grande penalizzato da oggi conterà i “morti” economici

Resti la lezione che la sanità pubblica va tutelata: lo dobbiamo ai tanti medici e infermieri che hanno pagato il loro impegno con la vita

Emergenza coronavirus a Genova: mascherine, strade deserte e negozi chiusi

Liguria. Proprio a cavallo tra la Fase 1 e la Fase 2 ci restano considerazioni importanti e, soprattutto, un futuro molto incerto. Abbiamo coltivato speranze, con la gente a cantare sui balconi e le bandiere appese, imparato a conoscere passioni e professionalità (il personale della Sanità, ovviamente, ma anche le ragazze e i ragazzi dei supermercati, meno citati, ma sempre lì, al loro posto), però possiamo purtroppo anche dire che no, non è andato e non andrà tutto bene. Intanto, stiamo ragionando in termini di giorni, con conflitti tra governo e regioni per una settimana in più o in meno in vista di riaprire questo o quello, però la vera prospettiva va vista in anni.

Da domani, l’ormai famoso lunedì 18 maggio, ci godremo scampoli di normalità, sapendo però che la vita ‘di prima’, alla quale aneliamo tutti, arriverà solo con il vaccino, su cui ci sono studi più o meno avanzati. Mettiamo, per essere ottimisti, molto ottimisti, che venga messo a punto entro la fine dell’anno. Poi bisognerà vaccinare tutto il mondo e toccherà di conseguenza anche all’Italia. Ma noi non siamo stati e non siamo in grado di avere a sufficienza mascherine, guanti, alcol: figuriamoci quando si tratterà dei vaccini. Va bene, diciamo che se ne potrebbe andare, per vaccinare tutti gli italiani, qualcosa come tutto il 2021, considerato che in mezzo potrebbero starci, anche se speriamo di no, nuove ripartenze dell’epidemia (e in ogni caso va messo in conto un nuovo aumento dei contagi). Quindi, per una provincia come la nostra, che vive soprattutto di turismo, si potrebbe essere pronti per la stagione 2022, traguardo che personalmente firmeremmo senza esitazione.

Il fatto è che di questo virus, di questa bestia, sappiamo poco o nulla. Prendete questa storia della distanza che si deve tenere. Abbiamo ormai preso per buono il metro, ma altri studi scientifici sostengono due, altri ancora addirittura otto: come dire che qualsiasi precauzione è inutile. Dal punto di vista prettamente sanitario, le terapie intensive stanno giustamente lì, purtroppo pronte per essere riaperte. A proposito di Sanità. Auguriamoci che, dopo questa triste esperienza, quella pubblica torni a essere valorizzata e non si dia ancora troppe cose in mano ai privati (a partire dall’elisoccorso): sarebbe un oltraggio a medici e infermieri che hanno pagato il loro impegno con la vita.

La ripartenza era ormai inevitabile ‘perché se non moriamo di virus moriamo di fame’, dicono quasi tutti. Così il governo centrale ha detto in sostanza alle regioni ‘fate un po’ quel che vi pare’ e le regioni, tra cui la Liguria, sono partite in quarta, talvolta scontrandosi con i sindaci più prudenti. Infatti ancora molte disposizioni non sono ancora ben chiare e tanti operatori stanno alla finestra prima di riaprire. Le proteste di chi voleva ripartire stavano crescendo e tra le cose peggiori di questa storia ricorderemo le multe a chi protestava in piazza pur mantenendo le distanze di sicurezza (come successo a Roma senza conseguenze da parte di forze politiche): per fortuna a Genova questo non è avvenuto.

Il governo, ci sembra (e non solo a noi), nonostante i tanti annunci non ha soldi per tutti e in modo particolare penalizzato sembra proprio il turismo, così fondamentale per la Liguria: quattro milioni di provvidenze più un po’ di mancette (addirittura controproducente quella del bonus per i clienti degli alberghi) quando la sola Alitalia ha avuto tre milioni. Abbiamo sentito parole abusate come ‘soldi per famiglie e imprese’ o ‘a fondo perduto’, ma in tasca agli operatori è arrivato poco o nulla.

Molti problemi sono ancora da risolvere, come quello delle spiagge libere di cui sono noti i contorni. Aggiungiamo un aspetto. Speriamo si prendano le giuste contromisure per evitarci i bus di organizzazioni che scaricano sulle spiagge libere decine di persone in arrivo da Piemonte e Lombardia. “Il mare è di tutti”, dicono alcuni. Appunto, è di tutti, non appannaggio dei trafficanti delle vacanze. Lecito accedere, ma con le modalità consentite a qualunque cittadino.

Dal 3 giugno dovrebbero tornare, a grande richiesta, i lombardi (forse poco più in là i piemontesi). Si ripeterà con loro l’eterno rito di odio-amore. Sono indispensabili per l’economia, ma molti mal sopportano quella certa arroganza tutta milanese (non di tutti, ovviamente) per cui ‘noi portiamo i soldi e voi ci multate solo perché ho lasciato la macchina in mezzo alla strada’, dimenticando che a Milano (grande buco nero d’Italia nell’emergenza Covid) migliaia di telecamere ti filmano per multarti appena entri di qua o di là.

No, dicevamo, purtroppo non è andato tutto bene. Nel cuore e nell’anima ci resteranno le immagini dei camion dell’esercito carichi di bare, o di poveri pazienti intubati trasferiti con un aereo in Germania perché da noi le terapie intensive erano al collasso. E chissà che cosa potevano capire costoro di dov’erano e di che fine avrebbero fatto.

Da oggi conteremo anche un altro genere di morti, quelli economici. Basterà guardare le saracinesche abbassate e che forse non si alzeranno mai più: a costoro per primi bisognerà pensare, perché chi deve li aiuti.

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