Genova. Niente stipendio dal primo marzo, niente bonus per i figli (visto che sono adolescenti), niente o meglio solo briciole dal reddito di emergenza e la difficoltà giorno dopo giorno a fare la spesa.
E’ una storia che purtroppo in questi mesi di emergenza accomuna migliaia di lavoratori messi in cassa integrazione da piccole aziende che non hanno potuto anticipare la cassa, rimasti imbrigliati nella burocrazia dell’Inps e nel rimpallo di responsabilità tra enti.
E’ anche la storia di Alice, mamma single di 37 anni con due figli a carico di 15 e 17. Alice lavora per un piccolo hotel del centro città. Quattro dipendenti, tutti in cassa dal 1 marzo. Il datore di lavoro ha fatto quel che ha potuto pagando gli assegni familiari che in cassa non spetterebbere, ma oltre non ce la fa. E la domanda di Alice è ancora in fase di istruttoria la la pila infinita delle domande non evase: “Sono andata ancora stamattina – racconta – perché solo se l’Inps dà almeno il via libera alla domanda posso chiedere l’anticipo della banca – ma la mia domanda ancora non è stata esaminata. L’albergo per cui lavoro ha chiesto altre nove settimane di cassa, ma dal primo marzo ma non ho ancora visto un euro”.
Come si vive senza stipendio e senza cassa? “Ho dato fondo ai pochi risparmi – racconta Alice – ma ora sono in difficoltà, non riesco più a pagare l’amministrazione della casa in cui vivo che è in comodato d’uso né le bollette”.
E’ disperata Alice, come tanti altri lavoratori e rileva come “alla fine chi lavora è il più penalizzato. Una mia amica ha chiesto e ottenuto il reddito di emergenza, più di mille euro ma io figuro che lavoro e ne ho presi 76. Non ho diritto al bonus figli perché sono adolescenti, né ai buoni spesa e non so più come andare avanti mentre Regione e Inps si rimpallano la responsabilità sui tempi delle pratiche”.
Per limitarsi al settore alberghiero nella situazione di Alice ci sono le lavoratrici del Bristol, o anche quelle del MeLìa (nessun anticipo della cassa da parte dell’hotel che è tutt’ora sbarrato) e quelle di tanti e piccoli grandi alberghi che al momento hanno scelto di rimanere chiusi: “In molti non riaprono perché ovviamente senza nemmeno il turismo delle regioni non è conveniente, alcuni hanno già deciso che riapriranno a settembre ma nel frattempo noi lavoratori non sappiamo più come mangiare e pagare l’affitto”.