Genova. Sono scesi in piazza con le pentole, che usano per lavorare, molti con il cappello da cuoco o la divisa da lavoro, portando cartelli con scritto “lavoro” e “dignità”. Sono le lavoratrici, e i lavoratori, delle mense scolastiche genovesi, circa 750 nell’area metropolitana, che sono fermi da febbraio e che si trovano in una situazione di fronte difficoltà. Si tratta di lavoratori “fragili” spesso donne, molte di loro monoreddito, che non hanno scelto il part time ma lo hanno subito, perché non avevano altre scelte.
“In questo momento il problema maggiore è che mancano soldi – spiega Simona Nieddu, Segretario Filcams Cgil Liguria – perché il Fis, che è l’ammortizztore sociale assegnato a questa categoria, è molto basso e per 400 persone non è mai arrivato. Per loro il Fis, al netto delle tasse, ammonta a 270 euro, persone che dovranno campare da marzo a settembre, perché c’è la sospensione estiva, con meno di 900 euro. Chiediamo al governo di intervenire perché questo ê un anno di emergenza”.
Una mobilitazione, quindi, che si è resa necessaria per sensibilizzare su una categoria spesso dimenticata. “Serve un aiuto concreto sia in termini di proroga degli ammortizzatori sociali per i lavoratori – prosegue Nieddu – che in interventi complesssivi per un settore che rischia di morire. E se entra in crisi questo comparto, rischia anche tutto il sistema della scuola a tempo pieno”.
A questo si aggiunge il tema delle mense universitarie, che occupano 12 dipendenti e per questo, dicono i sindacati, rischiano di essere dimenticate. “Chiediamo alla Regione Liguria – conclude – la responsabilità di decidere se vuole investire sulle mense universitarie, vogliamo chiarezza”.