Genova. Le albicocche? Quelle spagnole 2,50 euro al chilo, quelle siciliane arrivano anche a 5 euro. Le pesche? Difficile trovarle sotto i 3 euro. Inutile parlare delle fragole e delle ciliegie, che essendo ancora primizie possono arrivare a 7. Per quanto riguarda la verdura ci si può consolare coi pomodori a 2 euro (ma solo quelli da insalata) e con le zucchine nostrane a 2,50-2,80 che hanno subito un ribasso solo negli ultimi giorni.
L’impressione di molti è che i prezzi al banco dell’ortofrutta siano aumentati. E forse qualche fondo di verità c’è. Perché a dirlo non sono solo i cartellini al mercato e i consumatori, ma anche un’analisi nazionale di Istat e Coldiretti che ha stimato un aumento dell’8,4% sulla frutta e del 5% sulla verdura. Rincari spiegati in parte con la situazione climatica avversa che ha tagliato i raccolti in inverno, e in parte con l’emergenza coronavirus che a livello nazionale, com’è noto, ha ridotto la forza lavoro disponibile nei campi.
“In effetti qualche rincaro c’è stato nei mesi centrali dell’epidemia, da gennaio a marzo – ci raccontano alcuni operatori al mercato comunale di Terralba, uno dei più frequentati della città – non solo per i problemi nella raccolta, ma anche per il trasporto della merce a causa delle chiusure. Anche il fatto di poter andare solo in uno o due su un furgone per caricare la merce influiva sulla disponibilità di prodotti”.
Ad oggi, però, la maggior parte degli operatori, che vendono ma a loro volta comprano e sono in realtà l’ultimo terminale della catena, assicurano che i prezzi sono stabili da circa due settimane e molto simili a quelli dell’anno scorso nello stesso periodo. “Se uno vuole le primizie, è ovvio che le paga di più. Ma la varietà non manca. In questo periodo si possono acquistare pesche, albicocche, arance e banane senza spendere troppo”, dicono i commercianti a San Fruttuoso.
In ogni caso “non è colpa nostra – fa notare un altro fruttivendolo -. Il coronavirus non c’entra, il problema è che i costi di produzione sono troppo alti. Se le ciliegie le comprassimo a un euro al chilo le venderemmo a due euro e la gente ne comprerebbe un camion. Non è così e quindi ci dobbiamo adeguare. Ma il problema è lo stesso da anni”.
Da Coldiretti non sono disponibili dati localizzati sulla Liguria, che rispetto ad altre regioni avverte meno il problema dei lavoratori stagionali nei campi e che questo inverno, per fortuna, non ha avuto grossi problemi dal punto di vista meteorologico come le gelate tardive che gli anni scorsi hanno decimato i raccolti.
Dunque mettiamoci il cuore in pace e la mano al portafogli. Che però è sempre più vuoto. “Il problema non sono i prezzi alti, è che la gente non ha più soldi da spendere”, nota sconsolato un altro degli intervistati. E da un banco di macelleria si osserva: “Qui a Terralba viene ancora meno gente di prima, perché adesso la gente è libera di comprare fuori dal quartiere. Speriamo che la situazione cambi”.