Piscine

Federnuoto, Paolo Barelli: “Riaprire il prima possibile”

"Servono contributi a fondo perduto perché le società sportive che li gestiscono sono molto deboli dal punto di vista economico"

Paolo Barelli

Genova. Il presidente della Federazione Italiana Nuoto, Paolo Barelli, è intervenuto venerdì nel corso della trasmissione di Rai Uno “Uno Mattina” sul tema della riapertura degli impianti sportivi e delle piscine in particolare.

“Come è stato detto – afferma Barelli, intervistato da Valentina Bisti – gli impianti sportivi in Italia consentono di svolgere attività motoria ad oltre venti milioni di cittadini. Soltanto le società sportive che gestiscono gli impianti possono dare ai cittadini italiani l’opportunità di riprendere gradualmente e nell’osservanza delle regole queste attività. Lo sport, lo sappiamo, non lo si pratica nelle scuole, come neanche nelle università e i nostri comuni non hanno i fondi per poter garantite tali servizi ai cittadini. Quindi, io credo che, in sicurezza e attenendoci alle norme, bisogna aprire il prima possibile. Sempre nel rispetto della salute. Per il bene dello sport, del lavoro e del nostro Paese”.

Il nostro sport si pratica in piscina, gli impianti sono costosi e lo sono anche gli adeguamenti per metterli in sicurezza. Per gli allenamenti di atleti importanti ci sono a disposizione meno di dieci piscine in Italia attualmente. E senza attenzioni concrete e particolari, senza aiuti e sostegni molto chiari e forti, ho paura che lo sport in Italia avrà grande difficoltà a ripartire“. Paolo Barelli ha ribadito il grido d’allarme, ospite de “La Politica nel Pallone” su Gr Parlamento. “Servono contributi a fondo perduto per poter garantire la riapertura degli impianti perché le società sportive che li gestiscono sono molto deboli dal punto di vista economico. E poi serve un accesso al credito vero, un accesso al finanziamento con cifre adeguate e restituzione in rate in minimo dieci anni“.

L’attenzione del presidente Fin poi si sposta sulle novità importanti annunciate dal prossimo Dpcm perché “gli impianti possono riaprire solo se hanno la speranza di essere utili alle attività dei cittadini” e si augura un “ritorno alla normalità compatibile con un’emergenza che pare si stia avviando verso un contenimento della pandemia. Mi auguro che il calcio così come altri sport possano essere ammissibili alle attività del post coronavirus, che alla fase 2 segua la fase 3. Ci sono venti milioni di italiani che attendono di riprendere l’attività motoria“.

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