Diritti negati

Fase 2 e diritto a manifestare, fioccano le multe ma servono subito chiarimenti e nuove regole

La Fiom di Genova: "Se imprese licenziano manifesteremo rispettando le distanze" ma chi ci ha provato è stato sanzionato. E dal ministero dell'Interno tutto tace

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Genova. Esiste un diritto a manifestare all’epoca del Covid-19? Al momento la risposta resta negativa almeno nelle forme che siamo abituati a conoscere, ma è evidente che questo tema si porrà pesantemente nei prossimi mesi, complice una crisi economica senza precedenti che potrebbe portare in piazza in primis chi ha perso il lavoro e chi non ha risorse per proseguire un’attività economica. E poi c’è un’altra questione: se nella fase dell’emergenza, la cosiddetta fase 1, oltre al divieto di assembramento c’era un esplicito divieto a uscire di casa se non per estrema necessità, da ieri in tutto il Paese i cittadini seppur con regole ferree di distanziamento sociale e protezioni per autotutela, sono tornati a riversarsi nelle città per lavorare, ma anche per fare una passeggiata dopo due mesi di lockdown. E se rispetto a passeggiate di gruppo ora sembra vigere una certa tolleranza, questo non accade nel caso nelle manifestazioni di protesta, di qualunque forma o colore politico.

Multe su multe anche con protezioni e distanza
Da Genova a Torino, dai parrucchieri di Sanremo ai manifestanti di Trieste, le multe ancora in questi giorni sono fioccate pesanti per chi è sceso in piazza anche se in molti casi si trattava di poche persone. Gli esempi genovesi non mancano: domenica 30 aprile 7 manifestanti del sindacato Si.Cobas sono stati multati in piazza De Ferrari dalla Digos: manifestavano distanziati e con le mascherine dietro lo striscione “Se possiamo lavorare, possiamo scioperare”. Il giorno successivo un gruppo di manifestanti autorganizzatisi su facebook sono stati multati sempre dalla Digos a Porta Soprana e ieri, il neonato gruppo sorto sempre su Facebook ‘Agiamo adesso’ ha organizzato una protesta in piazza della Vittoria: erano una ventina, alcuni fra l’altro senza mascherine, anche in questo caso per tutti è scattata la multa. Nessuna multa invece per le femministe di Non una di Meno che si sono limitate alla spicciolata ad apporre in modo rapido alcuni striscioni accanto al palazzo della Regione Liguria per protestare contro la situazione della sanità ligure. Al momento a Genova in pochi hanno tentato qualche forma di manifestazione: alcuni come le “mascherine tricolori” che sono scese in piazza in altre città (protesta che cerca di coinvolgere i commercianti ma che dietro vede la regia di Casapound) sono state un flop totale con zero partecipanti, gli altri tentativi hanno visto comunque una manciata di persone.

Al di fuori di Genova un po’ in tutta Italia le multe sono arrivate per cortei (come il 1 maggio a Trieste) ma anche per casi di piccoli gruppi di due-tre persone che il 25 aprile sono scesi in strada con una bandiera rossa: rarissime le eccezioni a leggere le cronache di questi giorni, fra cui quella macroscopica di Roma dove Fratelli d’Italia ha manifestato davanti a Montecitorio, tutelati in questo caso in questo caso dall’immunità parlamentare.

Che cos’è un assembramento?
L’ultimo dpcm e pure la circolare inviata il 2 maggio dal ministro Lamorgese ai prefetti ribadisce il divieto di ‘assembramento’ ma lo fa in riferimento a situazioni generiche dalle visite ai congiunti alla frequentazioni di parchi e giardini all’attività sportiva. Nessun riferimento a manifestazioni sindacali o di piazza e nessun riferimento al diritto di riunione, quello, previsto dall’articolo 17 della Costituzione che in concreto legittima una manifestazione per la quale si dà il “preavviso” alla questura. Per quanto riguarda la definizione di “assembramento”, l’unico riferimento ‘tecnico’ deriva dal diritto penale dove l’assembramento indica, al contrario di “riunioni“, le adunate di più persone avvenute senza una preventiva decisione, che si possono quindi definire accidentali. Le distingue anche il Tulps (art. 24) anche se di fatto vengono equiparate dal punto di vista della gestione dell’ordine pubblico. Quindi tornando alla domanda iniziale: una manifestazione di piazza, preventivamente ‘preavvisata’(che fa quindi capo al diritto di riunione), è assembramento di per sé e quindi vietata? Sembrerebbe di no, in via teorica, se viene garantito il distanziamento e le misure di protezione anti contagio.

Il “preavviso” respinto al mittente
Ovviamente nella pratica le cose stanno diversamente. Il divieto di riunione viene implicitamente inglobato nel divieto di assembramento e le Questure non accettano il “preavviso”. Chi persiste a vuole scendere in piazza viene sanzionato. Certo se è vero che l’articolo 17 (che qui incrocia in modo diretto anche gli articoli 21 e 40) non è certamente l’unico diritto costituzionalmente garantito ad essere finito sotto la scure delle misure di emergenza (basti pensare alla libertà di movimento o a quella di culto), una soluzione legittima per poter manifestare il proprio pensiero anche in piazza in sicurezza dovrà essere trovata, magari già con il prossimo dpcm che dovrà essere emanato entro il 18 maggio oppure da circolari operative del ministero o del dipartimento di pubblica sicurezza. Secondo alcuni addetti ai lavori, in assenza di esplicite indicazioni per questa fase 2, i questori in quanto autorità provinciali di pubblica sicurezza, hanno teoricamente un certo margine di autonomia, ma difficile che di fronte a una situazione mai sperimentata, qualcuno si lasci andare a un via libera che potrebbe magari creare situazioni ingestibili. Appare evidente che dovrebbe essere il ministero a chiarire e anche con una certa urgenza.

La Fiom: “Se posso lavorare posso scioperare e manifestare”
“Se posso lavorare posso scioperare e manifestare anche se tutto questo andrà fatto nel rispetto delle normative, come la mascherina e la distanza di un metro”. Il segretario della Fiom genovese Bruno Manganaro, interpellato da Genova24 sul punto, chiarisce che il sindacato non ha intenzione ovviamente di scendere in piazza per il gusto di farlo ma se ci saranno situazioni che richiedono una presa di posizione in piazza, la Fiom certo non si tirerà indietro: “Tutti annunciano una stagione che sarà difficile non solo da un punto di vista sanitario ma soprattutto economico, ed è ovvio che se le imprese attiveranno procedure di licenziamento non rispetteranno le misure di sicurezza non staremo in silenzio, piuttosto ci doteremo aste lunghe un metro per tenere la distanza e anziché occupare due corsie di strada ne occuperemo quattro”. Tutto dipende da ciò che accadrà nelle fabbriche nelle prossime settimane o mesi: “Il presidente di Confindustria sembra voglia derogare ai contratti, per noi questo sarebbe inaccettabile, quindi se dovremo prendere multe o denunce ce le prenderemo, anche se non credo che si possa dire a un sindacato che c’è il divieto di sciopero o di manifestazione se si rispetta il distanziamento”.

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